Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna
Edizione Italiana di Back to Godhead (tradotta integralmente) Vol. 20, Numero 6
Back to Godhead, Fondata nel 1944 Vol. 42, Numero 6 Novembre/Dicembre 2008


SOMMARIO

Lezione del Fondatore
5 Qualità dei Migliori Esseri Umani
Srila Prabhupada spiega che una persona di alta classe è ricca spiritualmente, non materialmente.
8 Il Problema del Paradiso
Il Cielo è un grande posto, ma non è perfetto e non è lo scopo più elevato.
Devoti Hare Krsna
12 L’Arte della Devozione
Una devota di Krsna combina il suo amore per l’arte e la danza con la sua devozione a Dio.
17 Liberazione dal Karma Senza Fine
Buon karma, cattivo karma—come fermarlo?
21 Sezione Libri: Srimad-Bhagavatam
Meditazione sulla forma del Signore
25 I Dialoghi di Srila Prabhupada
Non ci Sono Errori nella Natura
30 Hare Krsna Maha-mantra
30 Aria: Una Meditazione
La nostra vita in questi corpi dipende dall’acqua
ma la nostra esistenza dipende da Krsna.
31 Calendario
Luoghi Spirituali
32 Desiderio Divino Soddisfatto
I membri del tempio ISKCON di Punjabi Bagh
a New Delhi, in India, cooperano per installare Krsna-Balarama in una nuova casa.
38 È il Termine Dovere una Brutta Parola?
Il filosofo occidentale Immanuel Kant ci dirige verso il compimento del nostro dovere..
43 Mirare al Bersaglio Supremo
L’essenza della vita devozionale è concentrarsi sul Signore, dedicando ogni cosa al Suo piacere.
47 Trovare un Guru

BACK TO GOD­HEAD
FONDATORE (sotto la direzione di Sua Divina Grazia Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada) Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE: Ali Krsna dasi (Alida D’Ambrosio)
DIRETTORE: Nagaraja dasa
EDIZIONE ITALIANA E AMMINISTRAZIONE: Nimai Pandita dasa
TRADUZIONI: Purandara Misra dasa e Sri Saci dasi
ABBONAMENTI: Visnupriya dasi

Per informazioni sugli abbonamenti contattare la Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna - strada Bonazza, 11 - 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI) - Tel. (055) 8076414 - Fax (055) 8076630 E-mail: nimaipandit@bbtitalia.191.it

NOMI SPIRITUALI: I membri dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito dal suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

VALORE DELLA RIVISTA: Valore a copia Euro 3,00. Le donazioni per ricevere la rivista devono essere versate sul C.C.P. n. 42036004, intestato a:
“Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna”, strada Bonazza 11,
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI).
© Associazione Ritorno a Krishna - Tutti i diritti riservati - Ritorno a Krishna - Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano N° 199 del 13/3/1989 - Vol. 20, N.6 Novembre/Dicembre 2008
Stampa: La Zincografica, Firenze.
Sped. Abb. Post. Comma 20 C Legge 662/96 Filiale FI


BENVENUTO

IN QUESTO NUMERO Indulekha Devi Dasi scrive sulla profonda spiritualità dell’arte, della danza e della musica tradizionali dell’India. Come la maggior parte dell’eredità dell’India, queste arti trovano le loro radici nella cultura spirituale descritta nella letteratura vedica. Questi venerabili libri affermano che tutti i tipi di arte trovano la loro perfezione quando si glorifica Dio. L’arte è solo una delle molte categorie delle imprese umane di cui trattano in modo esauriente le Scritture vediche. Sempre più frequentemente le idee della tradizione spirituale dell’India si stanno infiltrando in Occidente. Sfortunatamente, spesso il significato di importanti concetti filosofici, come il karma e il dharma, viene distorto nella traduzione. Per esempio, le parole karma e dharma sono ora parte del lessico inglese, ma spesso sono usate impropriamente e definite male. Gli autori Narada Rsi Dasa e Satyaraja Dasa attingono dalle Scritture vediche per chiarire il significato di queste parole e la loro implicazione nella nostra vita. Similmente, Mukunda Mala Dasa scrive sul cielo, il traguardo di molte pratiche religiose, ma il suo quadro ottenuto dallo studio delle Scritture ispira una domanda cruciale: il raggiungimento del cielo merita il nostro sforzo?
In “Mirare al bersaglio Supremo” Mohini Radha Devi Dasi ci indirizza, come fa Krsna, ad un traguardo che supera la felicità celestiale: il puro amore per Dio.
Hare Krsna.—Nagaraja Dasa, Direttore




I NOSTRI SCOPI

Aiutare la gente a discernere la realtà dall’illusione, lo spirito dalla materia, l’eterno dal temporaneo.
Evidenziare i difetti del materialismo.
Offrire guida nelle tecniche vediche della vita spirituale.
Preservare e diffondere la cultura vedica.
Celebrare il canto dei santi nomi del Signore come insegnato da Sri Caitanya Maha­prabhu.
Aiutare ogni essere vivente a ricordare e servire Sri Krsna, Dio, la Persona Suprema.

LEZIONE DEL FONDATORE
Los Angeles — 17 Maggio, 1973


LE QUALITÀ DEI MIGLIORI FRA GLI ESSERI UMANI
Nella società vedica non è la ricchezza ma il valore spirituale che distingue le persone più onorate.
di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-Acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna

bhagavan api viprarse
rathena sa-dhananjayah
sa tair vyarocata nrpah
kuvera iva guhyakaih


“O saggio tra i brahmana, anche Sri Krsna, il Signore Supremo, segue il corteo sullo stesso carro di Arjuna. Con quel seguito il re Yudhisthira sembra prestigioso, come Kuvera circondato dai suoi compagni, i Guhyaka.” – Srimad-Bhagavatam 1.9.3

A Naimisharanya Suta Gosvami parla davanti a un’assemblea di brahmana eruditi. Questa riunione ebbe luogo almeno cinquemila anni fa. Tutte le persone lì riunite erano eruditi e brahmana molto saggi. Per questa ragione venivano chiamati viprarse – vipra e rsi. Essi non solo erano brahmana o vipra, ma anche rsi. Rsi significa persone sante. Alcuni erano rajarsi – raja o re e rsi.
Chiunque, anche se appartenente alla classe dei governanti, può diventare una persona santa, purché viva come una persona santa. Non importa se si tratta di un brahmana o di uno ksatriya.
Gli ksatriya sono i governanti e i soldati. In genere i brahmana e gli ksatriya, che rappresentano il primo e il secondo livello della società umana, possono vivere nella loro casa altrettanto bene quanto le persone sante nella foresta o sull’Himalaya.
Prima nel Bhagavatam questi brahmana venivano chiamati dvija-sresthah, “i migliori fra i brahmana.” Un brahmana è già la migliore delle persone, ma se diventa una persona santa, allora le sue qualità sono ancora più esaltate.
Questi brahmana venivano chiamati atah punbhir dvija-srestha varnasrama-vibhagasah: “Voi tutti siete brahmana, la parte migliore della società.” Nella civiltà vedica la società umana è divisa in classi: uomini di prima classe, di seconda classe, di terza classe e di quarta classe. Non una classe sola. No. Perché? Ci devono essere le classi. Questo l’ho già spiegato.
I brahmana qualificati sono uomini di prima classe, la classe più elevata. Gli ksatriya sono uomini di seconda classe e i vaisya, i commercianti, sono uomini di terza classe. Essi hanno un solo pensiero: “Come fare denaro?” Sono uomini di terza classe, ma oggigiorno coloro che accumulano denaro in un modo o nell’altro sono ritenuti uomini di prima classe. Non importa quali qualifiche abbiano, se in un modo o nell’altro hanno accumulato denaro sono considerati uomini di prima classe.
Questo è un sintomo del Kali-yuga, l’era attuale caratterizzata dalla discordia e dall’ipocrisia. Nel Kali-yuga le vere qualifiche non sono onorate. Solo il denaro viene onorato. Questo è tutto.
Nel Bhagavatam si afferma che nel Kali-yuga senza denaro non si può ottenere neanche giustizia. Nei tribunali ognuno si aspetterebbe un giudizio equo, ma nel Kali-yuga vale la regola che perfino nei tribunali non puoi avere giustizia se non hai denaro. Questa è la realtà. Se non hai denaro non puoi avere un buon avvocato e a volte in alcuni Paesi devi corrompere il giudice. Così vanno le cose oggi.
Moltissimi uomini importanti sono stati tratti in arresto nel vostro Paese per la loro disonestà. Il Kali-yuga è così corrotto che i ministri sono disonesti, i giudici sono disonesti, e che dire delle persone comuni. Perciò in un modo o nell’altro devi procurarti il denaro. Allora puoi passare da perfetto gentiluomo. Continui a mantenere sempre questo tuo aspetto da gentiluomo e dentro sei pieno di ogni sporcizia. Se però le tue tasche sono piene di denaro sei una brava persona.

Le qualifiche richieste

In passato non era così. Una persona doveva avere delle qualifiche. Varnasrama-vibhagasah – il sistema vedico comportava varie classi basate sulle qualifiche. Ci devono essere le classi, ma le persone desiderano realizzare una società senza classi, senza divisioni. E questa è l’Associazione per la coscienza di Krsna. Noi non abbiamo queste divisioni. Divisioni significa essere sottoposti al potere dei tre influssi della natura materiale. Brahmana, ksatriya, vaisya, sudra – queste divisioni si manifestano quando si è sotto il controllo della natura materiale, ma se diventate devoti, la natura materiale non vi controlla più.
Questa è la differenza tra una persona perfettamente cosciente di Krsna e una completamente materialista. Una persona cosciente di Krsna, un devoto, non è più sottoposto ai tre influssi della natura materiale, ma in genere tutti sono sottoposti al loro controllo.
I devoti vengono chiamati dvija-sresthah, i migliori tra i brahmana. Perfino un brahmana è sottoposto al controllo della natura materiale, ma quello stesso brahmana, quando diventa un Vaisnava, un devoto, è il migliore dei brahmana.


La Definizione di Bhagavan

Qui viene usata la parola rathena, “sul carro”. Sri Krsna e Arjuna, personalità degne di rispetto, non seguivano la processione a piedi ma usavano un carro, come facevano i brahmana e altri.
Qui ci si riferisce a Krsna come Bhagavan, il Signore Supremo. L’autore avrebbe potuto usare il nome Krsna. Tutti gli altri sono citati per nome. Viene usato il nome Yudhisthira. Viene usato Dhananjaya come nome di Arjuna. Vengono usati i nomi di altre persone. Quando però si tratta di Krsna, Egli viene citato come Bhagavan, Dio la Persona Suprema.
Bhagavan – ho spiegato molte volte il significato di questa parola. Bhaga significa opulenza, fortuna. Da bhaga proviene la parola bhagya. Se una persona è molto fortunata viene detta bhagyavan. Quindi bhaga significa opulenza e van indica colui che la possiede. Krsna possiede tutte le sei principali forme di opulenza: tutta la forza, tutta la bellezza, tutta la conoscenza, tutta la ricchezza, tutta la fama e tutta la rinuncia – ognuna al massimo grado.
Bhagavan indica colui che ha le sei forme di opulenza in modo totale. Perciò molti mascalzoni si presentano come “incarnazioni” di Dio, Bhagavan, ma voi dovete verificare se possiedono in modo completo tutte le forme di opulenza. La prima prova riguarda la ricchezza; solo se uno ha tutte le ricchezze può essere Bhagavan. E nessuno può dire: “Io possiedo tutte le ricchezze.” Posso avere più ricchezze di te, ma non posso dire di avere tutte le ricchezze. Perciò se si trova una persona che possiede tutta la ricchezza, tutta la forza, tutta l’autorità, tutta la conoscenza, tutta la bellezza – allora Egli è Bhagavan, cioè Krsna.
L’opulenza di Krsna è incomparabile. Ho citato più volte quest’esempio. Nella società umana esiste il matrimonio. Krsna perciò sposò 16.108 mogli e a ciascuna di loro donò un palazzo di marmo adornato di gioielli. I mobili erano d’avorio e d’oro e la biancheria da letto e le tende erano tutte di seta. C’erano anche giardini meravigliosi e alberi fioriti, compreso il fiore celestiale parijata. Il fiore parijata non appare in questo mondo, ma Krsna lo portò dal cielo sulla Terra.
Quando Krsna e Sua moglie Satyabhama visitarono il pianeta celeste di Indra, ella disse al marito: “Krsna, desidero questo fiore.”
“Va bene.”
Così Egli le dette un fiore.
Poi Krsna le disse: “Perché solo un fiore? Prenderò l’albero in modo che tu abbia dei fiori ogni giorno.”
Mentre stava prendendo l’albero, arrivò Indra. Indra è il re di questo pianeta celeste.
“No, signore, non puoi farlo,” disse Indra a Krsna. “Non puoi portare quest’albero su un pianeta inferiore. Non posso permetterlo.”
E allora Krsna disse: “No, Mia moglie lo vuole. Devo farlo.”



L’eccellenza di Krsna

Questo è Krsna. Egli è completo. Si comporta addirittura come un marito sottomesso per soddisfare Sua moglie in ogni modo. Quando recita la parte di un bambino davanti a madre Yasoda, fa tutto in modo perfetto. Egli non ha alcun bisogno di una moglie o di una madre. È supremo, ma quando recita la parte del marito la interpreta in modo perfetto. Sua moglie pensa: “Quanto mi è affezionato mio marito!” Perciò è molto soddisfatta. Krsna non è legato a nessuno, ma la Sua capacità di soddisfare ogni persona costituisce l’eccellenza suprema di Krsna. Sebbene dovesse soddisfare 16.108 mogli, ognuna di esse si sentiva soddisfatta e pensava: “Krsna è molto più affezionato a me che alle altre Sue mogli.” Questo è il comportamento di Krsna.
Perciò Bhagavan è completo sotto ogni aspetto, in ogni campo: nella lotta, nell’opulenza, nella vita di famiglia, nella vita di rinuncia. Se studiate la vita di Krsna, troverete che ogni cosa che Lo riguarda è al massimo livello – bellezza, conoscenza e via dicendo.
Cinquemila anni fa Krsna ci ha dato la conoscenza, nota come Bhagavad-gita, ma essa esercita ancora la sua influenza in tutto il mondo. Nel nostro Movimento vendiamo ovunque e in un grande numero di copie la nostra Bhagavad-gita Così Com’è, perché essa è la conoscenza completa, non parziale. Tutto è completo. Potete indicare un qualsiasi altro libro al mondo che sia così tanto venduto e così perfetto? Non c’è. Poiché siamo devoti di Krsna, ne tessiamo le lodi in questo modo, ma qualsiasi erudito, qualsiasi filosofo, qualsiasi scienziato dirà così: “Oh, nessun libro può essere paragonato a questo.”
Perciò questa è la prova della conoscenza, la conoscenza di Krsna. Perciò Egli è Bhagavan. Provate a comprendere Bhagavan. Bhagavan non è così a buon mercato che ogni mascalzone possa venire a dire: “Io sono Bhagavan. Adoratemi.” E un altro mascalzone viene a dire la stessa cosa. Non è così. Non pensate si tratti di una cosa di poco valore. Bhagavan non è una cosa comune. Egli deve essere completo in tutto.
Perciò Krsna, Dio la Persona Suprema viene qui chiamato: bhagavan api. Perché api? In un testo scritto in sanscrito ogni parola ha un significato. Api significa “sebbene”. E qui ha il seguente significato: “Sebbene Egli sia Bhagavan, Dio la Persona Suprema, tuttavia si reca a vedere Bhismadeva.”


La Grandezza di Bhismadeva

Riflettete sulla posizione di Bhismadeva, che giaceva sul suo letto di morte. I Pandava erano suoi nipoti, quindi avevano il dovere di esserci, ma perché avrebbe dovuto andarci Krsna? Perciò è detto bhagavan api: “Nonostante che sia Bhagavan, Dio la Persona Suprema…” Egli voleva mostrare anche il Suo rispetto.
Potete appena immaginare quanto fosse grande Bhismadeva. Questo è l’elenco delle grandi personalità presenti – tutti i grandi saggi e tutti i brahmana. Bhisma era una personalità di grandissimo rilievo. Non era un uomo comune. Oggi, quando una persona importante muore, tutte le persone in vista della città si recano ad offrirle il loro omaggio. Bhisma non era morto, ma stava per morire. Aveva ricevuto la benedizione di non morire finché non lo avesse desiderato: “Ora lasciatemi morire.” Allora sarebbe morto, non altrimenti. Perciò giaceva sul suo letto di morte aspettando di vedere Krsna prima di morire. Era così grande che perfino Krsna andò a vederlo.
Ora potete cantare Hare Krsna. Grazie moltissimo.



Il Problema del Paradiso
Le persone che desiderano andare in cielo possono non sapere esattamente cosa le aspetta.
di Mukunda Mala Dasa


Una mattina, mentre leggevo un quotidiano indiano, l’occhio mi cadde sugli annunci mortuari e su un elenco di persone defunte ricordate con affetto dai loro familiari e amici. Ad ogni persona defunta veniva dato l’appellativo di svargavasi, “un abitante del paradiso”. Sebbene la cultura laica moderna non insegni niente della vita sugli altri pianeti – e non sappia niente di essa – rimasi sorpreso nel vedere che le persone credono ancora che il loro parente defunto ottenga il paradiso. Questa persona è andata veramente in paradiso? Mi chiedevo. Meritava davvero di entrare in paradiso a godere dei piaceri e delle delizie celestiali? E se si trattava di un criminale o di un macellaio – poteva andarci lo stesso? E in questo caso, tutto sarebbe stato come egli aveva sperato?


Paradiso e Inferno: Mito O Realtà?

Gli scienziati vorrebbero farci credere che il paradiso e l’inferno sono concetti della mitologia che si trova nelle Scritture religiose. Pensano che queste idee siano state diffuse per incoraggiare le persone a condurre una vita improntata alla moralità nella speranza di ottenere il paradiso dopo la morte. Gli scienziati però non spiegano in modo adeguato la natura e la causa di questo illimitato universo e i suoi diversi aspetti. È piuttosto ragionevole credere nell’esistenza del paradiso e dell’inferno all’interno di questo universo. Vediamo che perfino su questo pianeta esistono condizioni di vita diverse – dalla miseria più squallida al lusso più estremo. Perché una differenza di questo tipo non potrebbe esistere all’interno dell’universo?
Le Scritture vediche ci danno una descrizione dettagliata della vita sugli altri pianeti, ivi compreso il paradiso. Esse ci dicono che nell’universo ci sono quattordici sistemi planetari e che i pianeti celesti, conosciuti come Svargaloka, costituiscono uno di essi. Essi si trovano al di sopra di Bhuloka, il sistema planetario della Terra. Sopra Svargaloka ci sono pianeti ancora più elevati, il più elevato dei quali è Satyaloka o Brahmaloka, dove risiede Brahma, l’ingegnere progettista di questo universo.
La felicità e i piaceri sperimentati dagli abitanti del paradiso sono immensamente superiori a quelli che si provano sulla Terra. Indra, capo degli esseri celesti che hanno funzioni amministrative, è il re del cielo. A Indraloka, il pianeta dove risiede Indra, ci sono giardini dove si può godere la compagnia di meravigliose donne angeliche e gustare senza limite il soma-rasa, una bevanda celestiale. Ci sono magnifici palazzi, splendidi paesaggi e immensi giardini con fiori profumati. Ci sono i Gandharva, esseri celesti che eseguono continuamente musiche deliziose. Questi sono i piaceri del paradiso di Indraloka. Se si sale più in alto, oltre Indraloka verso altri domini celesti, i sensi e i loro oggetti diventano più sottili e la qualità sensuale diventa molto più raffinata. In confronto ai pianeti celesti, il piacere dei sensi sulla Terra è insignificante e lo si sperimenta ad un livello estremamente grossolano.
Un’altra caratteristica dei pianeti più elevati è la differenza nella scala del tempo. Gli scienziati concordano sul fatto che il tempo sugli altri pianeti è diverso da quello sulla Terra. Le Scritture vediche ci dicono che sei mesi sulla Terra equivalgono a dodici ore su Indraloka. Secondo i nostri calcoli la durata della vita è di diecimila anni. I pianeti celesti sono abitati da esseri celesti come Indra, Candra, Varuna e Vayu. Le persone che vi risiedono sono prevalentemente situate nella virtù e poco coinvolti dalle influenze inferiori della passione e dell’ignoranza. Sono tutti devoti di Dio, la Persona Suprema, anime molto pie che aderiscono rigorosamente ai principi religiosi.
Nessuno può insinuarsi liberamente, senza controllo, nei pianeti celesti. Gli scienziati di oggi cercano di entrare in molti pianeti dello spazio esterno ed affermano di essere riusciti a mandare un uomo sulla Luna. Le Scritture vediche respingono questi tentativi umani come infantili. Proprio come le nazioni impediscono agli stranieri di entrare, autorità più elevate impediscono l’ingresso ai pianeti celesti. Per entrare nei pianeti celesti una persona deve avere accumulato una quantità immensa di crediti pii compiendo molte attività virtuose sulla Terra.
La sezione karma-kanda (“percorso delle attività”) della letteratura vedica consiglia specifici sacrifici alle persone che desiderano andare sui pianeti celesti.


La Natura Temporanea e Miserevole dei Pianeti Celesti

Nonostante tutte le comodità e il lusso che si possono trovare sui pianeti più alti, spesso le Scritture vediche ci scoraggiano dall’andarci. I pianeti celesti che fanno parte della creazione materiale sono per natura temporanei e alla fine verranno distrutti. Sebbene la durata della vita su di essi possa sembrare infinitamente grande se paragonata alla nostra, risulta insignificante rispetto all’eternità. E poiché fanno parte della creazione materiale, le sofferenze presenti sulla Terra – nascita, vecchiaia, malattie e morte – esistono anche là. Krsna nella Bhagavad-gita (8.16) dice, a-brahma-bhuvanal lokah punar avartino ’rjuna:” Tutti i pianeti del mondo materiale, dal più alto al più basso, sono luoghi di sofferenza dove nascita e morte si susseguono ripetutamente.” Lo Srimad-Bhagavatam descrive come demoni potenti attaccano spesso gli esseri celesti, i quali a volte perdono la battaglia che ne segue. Il risultato è che essi perdono le loro posizioni prestigiose di controllori dell’universo e sono costantemente in ansietà.
Srila Prabhupada paragona il mondo materiale ad una prigione dove diversi tipi di criminali occupano vari tipi di celle. In base alla gravità del crimine commesso il criminale viene posto in un certo tipo di cella – le celle più orribili sono per coloro che hanno commesso i crimini più terribili. Nello stesso modo questo universo funziona come una prigione in cui le anime ribelli vengono inviate perché si rettifichino correggendo i loro errori. In base alle nostre attività passate veniamo messi in condizioni di vita in cui godiamo o soffriamo dei risultati dei nostri atti. Per le azioni più pie veniamo inviati in paradiso a godere piaceri divini. Per le azioni malvagie andiamo a soffrire all’inferno.
Purtroppo, anche se una persona si qualifica per entrare in paradiso, non avrà la possibilità di restarvi permanentemente. Una volta esauriti i crediti accumulati con azioni pie si deve tornare sulla Terra e ricominciare da capo. Nella Bhagavad-gita (9.21) Sri Krsna spiega:


te tam bhuktva svarga-lokam visalam
ksine punye martya-lokam visanti
evam trayi-dharmam anuprapanna
gatagatam kama-kama labhante

“Quando, dopo aver goduto a lungo dei piaceri paradisiaci, il frutto delle loro attività pie è stato consumato, essi tornano di nuovo su questa Terra mortale. Così le persone che si conformano ai principi dei tre Veda perché ambiscono al piacere dei sensi ottengono soltanto di nascere e morire ripetute volte.”


Il Mondo Spirituale

Krsna perciò c’incoraggia a raggiungere la Sua dimora, il mondo spirituale eterno, pieno di felicità e conoscenza, al contrario del mondo materiale che è temporaneo e pieno di sofferenza. Nella Bhagavad-gita (15.6) Egli ci fa intravedere la natura della Sua dimora affinchè che ci sentiamo invogliati ad andarci:

na tad bhasayate suryo
na sasanko na pavakah
yad gatva na nivartante
tad dhama paramam mama

“Questa Mia suprema dimora non è illuminata né dal sole né dalla luna, né dal fuoco o dall’elettricità. Coloro che la raggiungono non tornano più in questo mondo.” Il mondo spirituale contiene innumerevoli pianeti Vaikuntha dotati di luce propria, dove non c’è bisogno della luce del sole, di quella della luna, del fuoco o dell’elettricità. Qui nel mondo materiale vediamo che il tempo onnipotente controlla tutto e gradualmente porta ogni cosa a finire. L’azione invalidante del tempo è assente nel mondo spirituale. In quell’atmosfera sono assenti le influenze materiali inferiori dell’ignoranza e della passione. Tutti sono al livello di suddha-sattva, la pura virtù. Il Signore Supremo ne è il capo e tutti gli abitanti collaborano nel Suo servizio d’amore. Non c’è competizione per comandare e tutti sono seguaci del Signore.

Nella sua spiegazione al verso 9.21 della Bhagavad-gita Srila Prabhupada scrive: “Invece di raggiungere il mondo spirituale, da dove non si ricade più nel mondo materiale, l’uomo resta prigioniero del ciclo di nascite e morti, ora sui pianeti superiori ora su quelli inferiori. È meglio dunque entrare nel mondo spirituale per godervi un’esistenza eterna piena di conoscenza e felicità assolute, senza il rischio di ritornare nella miserabile esistenza materiale.”


Lo Scopo della Vita Umana

La forma umana comporta una responsabilità più grande di quella delle forme animali. Anziché concentrare la nostra energia per ottenere risorse migliori nel mondo materiale, dobbiamo concentrarci su come poter risolvere in modo definitivo il vero problema della vita, cioè nascita, vecchiaia, malattia e morte. Altrimenti non faremo altro che andare su e giù nell’universo materiale come se fossimo su una ruota panoramica.
Srila Prabodhananda Sarasvati, un grande devoto di Sri Caitanya, ritiene che i pianeti celesti e le posizioni degli esseri celesti siano solo fantasmagoria – qualcosa d’immaginario, come fiori nel cielo. Un puro devoto non è mai attratto da questa opulenza celestiale. In realtà, per un devoto completamente impegnato nel servizio al Signore la situazione esterna non ha alcuna importanza. Come Siva spiega nello Srimad-Bhagavatam (6.17.28): “I devoti impegnati esclusivamente nel servizio di Dio, la Persona Suprema, Narayana, non temono alcuna condizione di vita. Per loro i pianeti celesti, la liberazione e i pianeti infernali si equivalgono, perché tali devoti sono interessati soltanto a servire il Signore.”
Un devoto desidera ricordare sempre Krsna e servirLo.
In una situazione di estrema comodità e di lusso, come quella paradisiaca, si può essere portati via dai piaceri sensuali e dimenticare il Signore. Consapevole di questo pericolo, un devoto concentra tutta la sua energia per ottenere l’eterno mondo spirituale. Al momento del trapasso non desidera essere chiamato svargavasi, un residente del paradiso, ma Vaikunthavasi, un residente di Goloka, il mondo spirituale.

Mukunda Mala Dasa è laureato in ingegneria e fa servizio a tempo pieno per l’ISKCON di Mumbai. Fa parte dello staff di BTG in India ed insegna la coscienza di Krsna agli studenti.


Che cos’è il Movimento Hare Krishna?

Fondata nel 1966 da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, l’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON) porta avanti un’antica tradizione che affonda le sue radici nella Bhagavad-gita, gli insegnamenti che Krsna enunciò alcuni millenni fa. La Gita e le altre Scritture Vediche dichiarano che Krsna è la Persona Originale, Dio stesso, che appare periodicamente in questo mondo per liberare tutti gli esseri viventi. Appena cinquecento anni fa, Krsna discese come Sri Caitanya Mahaprabhu per insegnare il più sublime ed efficace metodo di meditazione per i nostri giorni: il canto dei nomi di Dio, in particolare quelli che si trovano nel mantra Hare Krsna.
Oggi i membri dell’ISKCON portano avanti il Movimento di Sri Caitanya distribuendo gli insegnamenti di Krsna ed il mantra Hare Krsna in tutto il mondo.


DEVOTI HARE KRSNA


L’ARTE della DEVOZIONE
Una devota di Krsna trova ispirazione per le sue pratiche spirituali nelle tradizioni artistiche radicate nel patrimonio spirituale dell’India.
di Indulekha Devi Dasi


“Adoro quella dimora trascendentale, conosciuta come Svetadvipa… dove ogni parola è un canto, ogni passo è una danza e il flauto è il compagno preferito.”
( Sri Brahma-samhita 5.56)

Qual è lo scopo dell’arte? All’istituto d’arte avevo imparato che è un modo di esprimere qualcosa di se stessi, qualcosa di originale. Osservazioni giuste, ma qual è il punto essenziale di tutto questo? Qual è la ragione di un’opera d’arte, di una danza o di un brano musicale? Secondo molte persone è la creazione stessa o anche il desiderio della fama che deriva dal fare qualcosa mai creato prima.
Lasciai l’istituto d’arte con questa domanda che mi bruciava nel cuore dopo che una compagna di scuola mi aveva presentato la coscienza di Krsna. Leggevo i libri di Prabhupada, ma impegnavo ancora più tempo assorbendomi nella bellezza delle opere d’arte che rappresentano i divertimenti di Dio in tutta la loro varietà. Quasi subito iniziai a lavorare per riprodurre illustrazioni particolareggiate di Sri Krsna e dei Suoi passatempi a Vrndavana. Col passare degli anni ne ho scartati molti, ma mi sono serviti come base per idee successive.
Per un po’ di tempo rimasi nell’ashram e poi partii per l’India, dove la bellezza della danza e della musica classica attrasse i miei sensi. A volte udivo dolcissimi accordi musicali provenienti dalla casa o dal giardino di qualcuno e spesso mi soffermavo lì finché non ne avevo memorizzato la melodia. Altre volte osservavo le danzatrici – grandi occhi neri, volti espressivi, piedi forti ed eleganti allo stesso tempo che facevano risuonare decine di campanellini. Decisi di diventare un’artista di Dio, di Krsna, e questo sarebbe stato per me il significato e la ragione di essere un’artista.
Allora realizzai poco della profondità con cui gli antichi saggi dell’India si erano occupati della musica, della danza e dell’arte. L’India tradizionale possiede un modo meraviglioso per scoprire l’essenza spirituale di ogni aspetto della nostra esperienza umana e crearne conseguentemente espressioni artistiche significative. Un antico racconto narra del saggio Bharata, autore del Natya Sastra, il trattato indiano più importante sulle arti sceniche. Brahma, l’ingegnere dell’universo dette il Natya Sastra a Bharata, che con un gruppo di Gandharva e Apsara (musicisti e danzatrici celesti) lo rappresentò davanti a Siva. Vedendo questa meravigliosa esecuzione, Siva si ricordò della sua danza maestosa, la tandava-nrtya, e insieme alla sua consorte, Parvati, insegnò a Bharata l’arte della danza che fu poi portata sulla Terra.


La Danza

Le persone dedite alla spiritualità a volte vedono la danza come un’espressione narcisistica. È possibile danzare per il Signore senza scivolare nel desiderio di fama e di adulazione? Io credo di sì, ma deve essere fatto come sadhana o pratica spirituale.

Nel 1993 iniziai un corso di danza Bharata Natyam con Guru Prakash Yadagudde, insegnante residente nel Bharatiya Vidya Bhavan, un’organizzazione con vari centri in India e altrove che promuove le arti della cultura indiana. Insieme a questo studiai la musica karnatica (del sud dell’India) per comprendere meglio come danza e musica siano intrecciate tra loro. Scoprii di aver un’attitudine per il canto, cosa di cui prima avevo solo una vaga consapevolezza. Molto presto mi dedicai al canto diplomandomi ed arrivai addirittura ad insegnarlo.
L’apprendimento del Bharata Natyam è difficile e richiede impegno per riuscire, ma io ero catturata dal suo profondo significato spirituale e dalla squisita bellezza dei movimenti. Sunil Kothari, nel suo libro Bharata Natyam descrive questa danza in modo meraviglioso: “È uno dei più sottili, sofisticati e aggraziati stili di danza artistica del mondo. I fiori si aprono nelle mani della danzatrice e uccelli volano via dalla punta delle dita, il corpo oscilla ora in pose orgogliose ora in pose piene di devozione… Questa esibizione di danza, eseguita seguendo le più delicate sfumature di uno spartito musicale o di una poesia, usando il mezzo costituito dal proprio corpo, non è sicuramente superata da nessun’altra espressione artistica.”
Come devota di Krsna avevo imparato che la bhakti è lo yoga dell’azione, un modo con cui dirigere la propria attività al servizio di Sri Krsna impegnandosi semplicemente in un sentimento di devozione. Come danzatrice scoprii che questo era vero. Dopo un’iniziale difficoltà ad apprendere a esprimermi in modo estraneo alla mia cultura nativa, imparai a rappresentare i divertimenti di Sri Krsna con la Sua tipica malizia, giocosità e intelligenza. Trascorrevo ore davanti allo specchio cercando d’imitare Krsna e i Suoi devoti nel modo più naturale possibile.
La famosa danzatrice Rumini Devi Arundale diceva: “Un vero artista spirituale è colui che arriva a dimenticare se stesso e in questa dimenticanza ottiene la felicità detta ananda.” Qui si dovrebbe aggiungere che questa dimenticanza di se stessi significa che il danzatore o la danzatrice consentono a loro stessi di diventare un mezzo attraverso cui una Divinità viene trasmessa. Chiunque abbia visto danzatori esperti si renderà conto che la loro fama nasce non dalla loro tecnica fisica, perché sono molti i danzatori tecnicamente perfetti, ma dal modo in cui la loro rappresentazione della Divinità può far sì che un’esibizione di due ore sembri durare solo due minuti.
C’è qualcosa di impressionante quando una danzatrice si presenta sul palcoscenico vestita di rosso per rappresentare la personalità di una feroce dea e poi rientra come la madre premurosa di Sri Rama, Kausalya.
Le nostre emozioni seguono le trasformazioni e noi diventiamo assorti in pensieri ed emozioni relativi al Signore e ai Suoi devoti.


La Musica

Il mio viaggio nel mondo della musica ha costituito una delle esperienze più formative a livello spirituale della mia vita.
Tre anni fa iniziai un corso di studio BMus sulla musica Sikh del nord dell’India con il professor Surinder Singh, che dirige un’organizzazione chiamata Raj Academy, un gruppo con base a Londra che si dedica agli aspetti curativi della musica indiana. La musica indiana tradizionale si basa su qualcosa chiamato raga, un concetto con molti livelli di significato. Al livello iniziale, raga è una scala musicale da cinque a sette swara o note ascendenti e discendenti. Ci sono migliaia di raga, molti dei quali hanno le stesse swara. Ciò che le distingue è che ciascuna scala ottiene un certo carattere e rasa o gusto perché su alcune note viene posta un’enfasi diversa e vengono collegate l’una all’altra in modi diversi. Un raga, dunque, è l’espressione di una profonda emozione in tutta la sua complessità. I raga possono essere materiali o spirituali a seconda della loro organizzazione musicale o del modo in cui sono stati pensati.
Una volta vidi una persona che era l’esempio di cosa significa dedicare la propria vita al sadhana dell’arte intesa come devozione. Pandit Ram Narayan è noto a molti come maestro di sarangi in India. Il sarangi è uno strumento che si pensa sia stato creato da Ravana, il demone a dieci teste del Ramayana ed esperto musicista. La parola sarangi significa “tutti i colori” e sta ad indicare che lo strumento può catturare tutte le emozioni sia materiali che spirituali. Panditji spiegava al suo pubblico che la Divinità era realmente presente nel raga. Egli allora suonò il raga Sri, personificazione di Parvati, consorte di Siva. Quando Panditji ebbe finito il silenzio riempì la stanza perché il pubblico era troppo assorto per applaudire. La presenza della dea era innegabile.
Oggi la scienza della musica indiana è quasi andata perduta, perfino per i musicisti indiani, molti dei quali pensano che molto di quello che è detto nei testi antichi sia mitologia. Uno dei più famosi musicologi del periodo vedico è stato Narada, che molti hanno pensato fosse il Narada Muni dei passatempi di Krsna. Nel suo Naradiya Siksa, il saggio descrive a grandi linee i raga e le loro relazioni con il sentimento, i colori, i pianeti, i chakra ed altri fattori esoterici fondamentalmente connessi con il suono e con le sue manifestazioni nel mondo. In particolare il suo testo è il primo che descrive quelli che sono conosciuti come sruti, cioè i suoni che esistono tra le dodici note comunemente usate. I raga vengono suonati o cantati ponendo grande o piccola enfasi sugli sruti. Sebbene questi minuscoli cambiamenti nel suono siano impercettibili per le persone comuni, essi vengono percepiti a livello sottile e possono alterare i nostri stati d’animo e i nostri sentimenti. L’uso cosciente degli sruti e le caratteristiche note scorrevoli dei raga sono ciò che rende la musica indiana ovviamente diversa da quella occidentale.
Molti dei nostri predecessori Gaudiya Vaisnava erano esperti musicisti dotati di un’ampia conoscenza della musica raga, della metrica poetica e del taal o di ritmi particolari. Jayadeva Gosvami nella sua Gita Govinda dà un nome al raga che accompagna ogni poesia e ne spiega l’apparizione e il carattere. Candidasa, un poeta amato da Sri Caitanya Mahaprabhu, scrisse il suo Sri Krsna Kirtana con differenti raga come fecero Govinda Dasa e Vidyapati nei loro trattati.
Mentre la nostra attenzione dovrebbe essere sempre focalizzata sul santo nome anziché sulla nostra bravura nella musica, credo che possiamo solo guadagnarci ad avere qualche comprensione degli effetti della musica raga e ad applicarli ai nostri bhajana e kirtana.



L’arte

Una danzatrice impegna il corpo al servizio del Signore, un cantante gli orecchi e la voce. Per l’artista gli occhi sono assorbiti nella bellezza della forma di Dio che si manifesta dal cuore e sulla tela. Le ore diventano attimi quando appare la forma di Sri Krsna – i Suoi occhi vivaci, la Sua carnagione blu come una nube carica di pioggia, i Suoi capelli neri ricciuti. Una canzone di Bhaktivinoda Thakura dice: “O figlio di Nanda lascia che Ti adori con la luce dei miei occhi.”
Da artista spirituale, io ho creato Nataki, un website dedicato alla diffusione della danza, della musica e delle attività artistiche spirituali. La parola nataki indica una donna artista, in genere una danzatrice. Nell’India antica questo avrebbe quasi sempre comportato una carriera devozionale come danzatrice del tempio. Ho creato Nataki a causa della mia profonda convinzione che ogni guarigione, ogni tipo di devozione ed ogni avanzamento spirituale può essere ottenuto usando il fatto di essere un’artista. Anche se sono ancora una studentessa, spero che il mio website incoraggerà altre persone a realizzare, come ho fatto io, la profondità, la bellezza e la devozione intrinsecamente contenute nelle tradizionali forme artistiche indiane. L’India antica ha portato nell’arte ogni possibile aspetto della vita. In realtà, questo è forse il più rilevante contributo della letteratura vedica. Noi tutti cerchiamo un modo per impegnare i nostri sensi in qualcosa che abbia un significato assoluto per le nostre anime.

Indulekha Devi Dasi, che vive a Londra, fa parte del movimento Hare Krsna dal 1988. Si esibisce regolarmente come danzatrice e sta affermandosi come insegnante di danza e musica indiana e anche come promotrice dei suoi lavori artistici.


Libertà dal Karma Senza Fine
Tutti nel mondo materiale sono soggetti alle leggi del karma,
fatta eccezione per i puri devoti del Signore.
di Narada Rsi Dasa

Nel 1993 a Sidney, in Australia, un mio caro amico mi mostrò una delle spiagge più belle del mondo con acqua cristallina e sabbia bianca come la neve. Mentre passeggiavamo lungo la spiaggia osservai che lo scenario era veramente meraviglioso. Insieme poi riflettemmo sul fatto che in questo mondo niente è permanente e che non si può rimanere per sempre nella stessa situazione. Pensai che dovremmo usare questa vita temporanea per fermare la ripetizione delle nascite e delle morti ed essere liberati dalle catene di un karma senza fine.
Il karma è generalmente definito come attività materiali e conseguenti reazioni. Le persone comunemente parafrasano il concetto di karma come “Quello che è fatto è reso” o come afferma la Bibbia: “Quello che seminate raccoglierete.”
La Sri Caitanya Siksamrta spiega che il karma nasce dalla dimenticanza della nostra svarupa o forma essenziale – la nostra identità di servitori di Dio. L’essere vivente che non comprende il karma continua a cercare di dominare la natura materiale ottenendone come risultato la sofferenza. Le attività materiali ci tengono prigionieri del dominio materiale con una catena ininterrotta di nascite e morti ripetute. Se non ha una guida appropriata, la jiva (essere vivente) non può sfuggire, come un uccello che, caduto nella rete del cacciatore, agita inutilmente le ali. Bloccato nel mondo materiale, imprigionato dai tre influssi della natura materiale, l’essere vivente pensa che il piacere dei sensi sia il suo vero scopo.
Le leggi del karma sono complesse e difficili da comprendere. L’antica letteratura vedica spiega però chiaramente questo coinvolgimento nella natura materiale e come liberarsene. Seguendo le indicazioni della filosofia vedica, insegnate dai puri maestri della linea di successione, abbiamo la certezza di tagliare i legami del karma ed ottenere la perfezione spirituale.


Prigionieri del Desiderio

Come parte del Signore Supremo, l’essere vivente è spirituale per natura, ma l’incontrollato desiderio di gratificarsi i sensi (compiacendo la mente e i sensi) è la causa prima dell’incatenamento materiale. Cercando di godere della vita materiale, l’essere vivente resta all’interno del ciclo ininterrotto di nascita, morte, vecchiaia e malattia. Continuando a compiere attività materiali, l’anima vaga senza fine da una specie all’altra. Questo viene definito reincarnazione o samsara-cakra, la ruota delle nascite e delle morti.
Spesso le persone trovano difficile comprendere il concetto di reincarnazione. Prima si deve comprendere l’anima, Dio e la loro relazione. Krsna afferma che l’anima è una Sua parte eterna. Perciò sia Dio che l’anima sono eterni e lo è anche la loro relazione. Rifiutando Dio l’anima prende un corpo dietro l’altro, fornito da Dio in risposta al desiderio dell’anima di godere separatamente da Lui. Questa è la reincarnazione. Per liberarci da questo vincolo dobbiamo impegnarci a ristabilire la nostra eterna relazione con il Signore.
Restiamo nel mondo materiale perché ci sembra bello e attraente, ma l’esperienza dovrebbe insegnarci che contiene molte cose crudeli. Per la legge del karma soffriamo a causa delle nostre stesse azioni. Il Signore ci dà l’indipendenza per agire secondo le nostre tendenze individuali e noi ne raccogliamo i frutti. La reazione karmica più terribile è questo imprigionamento senza fine nel mondo materiale, un posto pericoloso. Le Scritture affermano che nel mondo materiale un essere vivente sopravvive a spese di un altro (jivo jivasya jivanam). La tigre nella foresta cattura il cervo e si gode la sua preda. Il ricco opprime il povero e il potente sopraffà il debole. Questa è la legge della natura.
Dio non è crudele, ma ha creato questo sistema per mantenere l’equilibrio naturale. È importante comprendere che quando una tigre uccide la sua preda, non è sottoposta alla reazione del peccato, o cattivo karma. Gli animali agiscono per la loro innata tendenza a sopravvivere (dharma). Viceversa, quando l’uomo compie azioni come l’uccisione della mucca o anche di un insetto, è soggetto alla punizione.
Gli esseri umani sono dotati di un cervello sviluppato e della possibilità di coltivare una conoscenza più elevata per ristabilire la loro relazione con il Signore. Fra le 8.400.000 specie esistenti, quella umana è superiore a tutte le altre per la sua capacità di sviluppare la conoscenza spirituale. Agendo in base a questa conoscenza l’uomo può liberarsi dal vincolo del karma. Se ci dedichiamo con tutto il cuore alla vita spirituale, possiamo tagliare i legami del nostro karma ed ottenere completa libertà, felicità e perfezione spirituale.




La Trasformazione di Mrgari

La Caitanya caritamrta narra una storia tratta dallo Skanda Purana che narra di un cacciatore di nome Mrgari (letteralmente “uccisore di animali”), che uccideva molti animali ed altri ne lasciava a soffrire moribondi. Quando prese rifugio nel grande devoto Narada Muni, che divenne suo maestro spirituale, cessò di compiere attività malvagie e non calpestò più neanche una formica. Cantando Hare Krsna su indicazione di Narada Muni, raggiunse un’elevata posizione spirituale. Il suo servizio devozionale distrusse le reazioni karmiche delle sue azioni malvagie. (Krsna afferma chiaramente che coloro che eseguono servizio devozionale a Lui sono esenti da tutte le reazioni peccaminose, ma è una grave offesa commettere intenzionalmente attività malvagie confidando sulla forza del servizio devozionale.)
Mrgari si salvò prendendo rifugio in Narada Muni, rappresentante di Krsna. Questa è la via autorizzata per tornare da Krsna. Srila Prabhupada nel suo commento alla Bhagavad-gita presenta la metafora di due uccelli su un albero. Uno dei due, quello che rappresenta l’anima individuale mangia e l’altro, che rappresenta Krsna nel cuore, si limita a guardare. L’uccello che mangia si gode i frutti dell’albero (karma), alcuni dolci e alcuni amari, ma dal momento in cui si rivolge verso il Suo amico Krsna, si libera dal karma. Le anime che non prendono rifugio nel Signore per mezzo dei Suoi devoti devono soffrire il risultato delle loro azioni finché non comprendono una verità più alta, quella della resa a Krsna.
Krsna ci ha dato la libertà, ma il cattivo uso di questa libertà comporta il nostro eterno imprigionamento nel mondo materiale. L’energia materiale ci obbliga ad agire in ignoranza in vari modi. Prive di conoscenza trascendentale, le anime ribelli nascono e rinascono perché commettono ripetutamente atti peccaminosi. Impegnano continuamente i loro sensi nella gratificazione di se stessi anziché nel servizio devozionale al Signore Supremo, che è Hrsikesa, il maestro dei sensi.
Gli esseri viventi sono costituzionalmente servitori eterni del Signore Supremo. Coloro che rifiutano di servirLo direttamente sono ugualmente obbligati a servirLo. Prigionieri della vita condizionata, sono obbligati a servire la Sua energia materiale (maya). A differenza dei devoti del Signore, essi nuotano nell’oceano del karma e non riescono mai a liberarsene.
Solo il puro servizio devozionale può rompere i legami di un karma senza fine. Krsna stesso consiglia: “Qualunque cosa tu faccia, qualunque cosa mangi, sacrifichi od offra in carità, come pure le austerità che compi – offri tutto a Me.” (Bhagavad-gita 9.27) Krsna vuole che dirigiamo tutte le nostre attività verso di Lui.


Le Pratiche Prescritte

Le Scritture vediche ci consigliano di praticare con regolarità alcune semplici tecniche per diventare puri devoti del Signore.
Dovremmo sempre cantare i santi nomi del Signore: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Cantare questo maha-mantra è il primo metodo per ripulire il nostro cuore, la nostra mente e i nostri sensi dalla sporcizia accumulata in molte vite – la “sporcizia” consiste nelle reazioni materiali e nei desideri.
Per capire verità più elevate – compreso il sé, la sua relazione con Dio, le complessità del karma, la reincarnazione e la liberazione – dovremmo studiare con regolarità la Bhagavad-gita, lo Srimad-Bhagavatam ed altri testi vedici che fanno nascere la devozione per il Signore Supremo.
Per essere liberi da ogni tipo di karma, buono e cattivo, dobbiamo mangiare solo cibo che sia stato offerto a Krsna. Egli accetta solo pure preparazioni vegetariane di cui noi possiamo avere i resti come Sua misericordia (prasadam).
Krsna afferma con chiarezza: “Se qualcuno Mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto o dell’acqua, accetterò la sua offerta.” (Bg. 9.26) Egli desidera pure preparazioni vegetariane e non carne, pesce, uova o liquori. Quando offriamo preparazioni vegetariane con amore, devozione e profonda fede, la nostra offerta è libera dal peccato e dalle reazioni karmiche. Coloro che preparano il cibo solo per un piacere personale, in verità si nutrono solo di peccato. (Bg. 3.13)
Il vegetarianesimo è importante anche perché significa evitare di peccare uccidendo animali o collegandoci con l’uccisione degli animali. La legge del karma afferma che coloro che uccidono gli animali per mangiarli nella loro prossima vita saranno uccisi e mangiati.
Dobbiamo inoltre ricercare la compagnia dei devoti che tentano di liberarsi dal karma. Come il contatto con un uomo ammalato può infettare con la sua malattia un’altra persona, così il contatto con Krsna o con il Suo puro devoto eleva spiritualmente. In questo modo possiamo essere curati da ciò che Srila Prabhupada chiamava “la malattia materiale”.
Coltivando la coscienza di Krsna ci ricordiamo che sia la sofferenza che il piacere vengono senza essere richiesti in base alle nostre buone o cattive azioni, ma la pura devozione per il Signore è superiore a tutto.
Sri Krsna è conosciuto come bhakta-vatsala o colui che è molto misericordioso con i Suoi devoti. Egli si preoccupa che noi torniamo a casa da Lui più di quanto noi ci occupiamo di Lui. Desidera che lasciamo questo mondo materiale pieno di sofferenza per unirci a Lui nella Sua eterna dimora. “Nella misura in cui tutti si arrendono a Me”, afferma Krsna “Io li ricompenso.” (Bg. 4.11)


Il Brahmana e il Ciabattino

Ecco un esempio di due devoti del Signore che mostra come Egli guardò alla loro devozione ricompensandoli in base alla Sua promessa contenuta nella Gita.
Una volta nel mondo spirituale Narada Muni andava a far visita a Sri Narayana (Krsna nella Sua forma a quattro braccia). Uno smarta-brahmana (molto attento ai rituali ma privo di devozione) e un povero ciabattino chiesero a Narada di domandare al Signore quando sarebbero tornati a casa, da Dio. Essi chiesero a Narada anche di riferire loro quello che il Signore stava facendo quando Narada lo avesse visto.
Dopo la partenza di Narada lo smarta-brahmana continuò ad occuparsi dei suoi rituali eseguiti per ottenere ricchezza e perfezione, mentre il povero ciabattino si limitò a cantare Hare Krsna mentre riparava le scarpe per mantenere la sua famiglia.
Quando Narada tornò, lo smarta-brahmana gli chiese: “Mio caro Narada Muni, dimmi per favore che cosa stava facendo il mio Signore quando L’hai visto?”
“Oh!” Narada esclamò. “Il Signore stava facendo passare un elefante attraverso la cruna di un ago.”
Accecato dal falso ego e dalla falsa devozione lo smarta-brahmana disse: “Ma è impossibile! Come può un elefante passare attraverso la cruna di un ago?”
Quando lo smarta-brahmana chiese quando sarebbe tornato da Dio, Narada Muni rispose che ci avrebbe impiegato tanti milioni di anni quante erano le foglie su un albero di tamarindo.
Quando il ciabattino sentì che il Signore faceva passare un elefante attraverso la cruna di un ago esclamò: “Sì! Sì! È possibile! Il mio Signore può rendere possibili le cose impossibili. Niente è impossibile per Lui. Egli può facilmente far passare un elefante attraverso la cruna di un ago, proprio come immagazzina milioni di alberi nei semi di un albero di tamarindo.”
Narada allora disse al ciabattino che sarebbe tornato dal Signore alla fine di questa sua vita.
Che meraviglioso arrangiamento del Signore Supremo! La pura devozione del ciabattino lo qualificò a liberarsi dal ciclo karmico e a tornare a casa da Dio. L’orgoglio e la presunzione dello smarta-brahmana furono di ostacolo al suo successo spirituale.
Quando, come il ciabattino, una persona conosce il semplice metodo della coscienza di Krsna ed ha un po’ di amore e devozione per il Signore, i suoi sforzi sono coronati dal successo. Altri, come lo smarta-brahmana, falliscono nonostante conoscano molte cose. Lo smarta fallì a causa delle sue motivazioni sbagliate, mentre il povero ciabattino, nonostante la sua umile occupazione, fu favorito dal Signore Supremo e divenne idoneo a tornare a casa da Dio.
Perché non tutti noi? Liberiamoci da tutto il nostro karma. Se un povero ciabattino lo può fare allora certamente anche noi possiamo farlo. E facciamolo con tutto il cuore. Ricchi o poveri, tutti sono soggetti alle leggi del karma, ma coloro che sono coscienti di Krsna superano ogni cosa. Chiunque canti con sincerità Hare Krsna, sia un grande industriale sia un povero, può ottenere la dimora del Signore. Il Bhagavatam promette che il canto Hare Krsna può bruciare tutto il nostro karma, proprio come il fuoco nella foresta brucia alberi giganteschi riducendoli in cenere e il sole dissolve la nebbia con i suoi raggi.
Le attività spirituali sono al di là delle leggi del karma, perciò nessun legame può fermare o legare i puri devoti all’interno del mondo materiale. Anche noi possiamo sfuggire tagliando i legami di un karma senza fine con un servizio devozionale continuo, risoluto e determinato. Questo servizio ci ricorderà sempre la nostra posizione naturale di eterni servitori di Krsna. È questo il percorso positivo che ci riporta nella Sua dimora.

Narada Rsi Dasa è laureato in filosofia e religione. Attualmente vive con sua moglie, Mohini Radha Devi Dasi, a Hare Krsna Land, a Mumbai in India, dove insegna la coscienza di Krsna.


IN MEMORIAM
SADAPUTA DASA (Richard L. Thompson) era nato nel 1947 a Binghamton nello Stato di New York. Discepolo di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, fu un membro fondatore dell’Istituto Bhaktivedanta. È scomparso il 18 settembre.

Nel 1974 ricevette la laurea in matematica alla Cornell University, dove si specializzò nella teoria delle probabilità e nella meccanica statistica. Continuò la sua ricerca sulla fisica quantistica e sulla biologia matematica a Binghamton, presso la State University of New York, nel Regno Unito presso la Cambridge University e a San Diego presso La Jolla Institute.
Sadaputa Dasa ha scritto otto libri, ha prodotto sei video sulla scienza e sulla filosofia ed ha scritto molti articoli per riviste scientifiche e per Back to Godhead. Il suo ultimo libro è intitolato God & Science: Divine Causation and the Laws of Nature. Il suo libro precedente Maya: The World As Virtual Reality spiega come questo mondo possa essere considerato una realtà virtuale. La sua spiegazione concilia l’evidenza empirica di molti fenomeni che le teorie contemporanee sulla coscienza non sanno spiegare. Un altro libro, Mysteries of the Sacred Universe, espone la prova di un’avanzata conoscenza astronomica negli antichi Purana dell’India.
Sadaputa Dasa ha creato anche degli oggetti da esposizione usando le animazioni del computer e tecniche multimediali per presentare la cosmologia e la visione del mondo proprie della cultura vedica.


SRIMAD-BHAGAVATAM

Considerato “il frutto maturo dell’albero della letteratura Vedica,” lo Srimad-Bhagavatam è la più completa ed autorevole esposizione della conoscenza Vedica. Cinquemila anni fa Krsna Dvaipayana Vyasa compose questo purana, o storia, per spiegare l’essenza della conoscenza spirituale. Qui presentiamo lo Srimad-Bhagavatam col testo originale sanscrito, la traslitterazione, la traduzione parola per parola, la traduzione letterale e le spiegazioni di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, Acarya Fondatore dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna.


MEDITAZIONE SULLA FORMA DEL SIGNORE
Narada Muni chiede a Dhruva Maharaja di compiere servizio devozionale a Vrndavana cantando un mantra e meditando sulla forma eterna del Signore.

CANTO 4: CAPITOLO 8



dharmartha-kama-moksakhyam
ya icchec chreya atmanah
ekam hy eva hares tatra
karanam pada-sevanam

dharma-artha-kama-moksa: i quattro princìpi della religiosità, dello sviluppo economico, del piacere dei sensi e della liberazione; akhyam: chiamati; yah: chi; icchet: può desiderare; sreyah: lo scopo della vita; atmanah: del sé; ekam hi eva: l’unico; hareh: del Signore Supremo; tatra: in quello; karanam: la causa; pada-sevanam: l’adorazione dei piedi di loto.

Chiunque desideri ottenere i frutti relativi ai quattro princìpi, che sono la religiosità, lo sviluppo economico, la gratificazione dei sensi e, infine, la liberazione, dovrebbe impegnarsi nel servizio devozionale di Dio, la Persona Suprema; infatti, adorare i Suoi piedi di loto porta all’appagamento di tutti questi desideri.
SPIEGAZIONE: La Bhagavad-gita afferma che soltanto la sanzione del Signore Supremo permette agli esseri celesti di offrire le loro benedizioni. Per questa ragione, quando si offre qualche sacrificio a un essere celeste, il Signore Supremo nella forma di narayana-sila o salagrama-sila è sempre presente per osservare il sacrificio. In realtà, gli esseri celesti non possono dare alcuna benedizione senza l’approvazione del Signore Supremo; perciò Narada Muni avvertì che anche per aver successo nel campo della religiosità, dello sviluppo economico, del piacere dei sensi o ai fini della liberazione si deve avvicinare Dio, la Persona Suprema, e offrire preghiere ai Suoi piedi di loto, chiedendoGli di esaudire i propri desideri. Questa è vera intelligenza. Una persona intelligente non si rivolge mai agli esseri celesti per chiedere qualcosa, ma si rivolge direttamente al Signore Supremo, che è la causa di tutte le benedizioni.
Come Sri Krsna ha affermato nella Bhagavad-gita, il compimento di cerimonie rituali non è esattamente religione. La vera via della religione consiste nel sottomettersi ai piedi di loto del Signore. Per colui che si sottomette veramente ai piedi di loto del Signore non si pone il problema di fare sforzi separati per evolversi sul piano economico. Il devoto impegnato al servizio del Signore non è deluso per quanto riguarda la soddisfazione dei sensi. Se egli vuole soddisfare i sensi, Krsna esaudisce questo desiderio. Infine, per quanto riguarda la liberazione, poiché tutti i devoti impegnati pienamente al servizio del Signore sono già liberati, non si presenta la necessità di ricercare separatamente la liberazione.
Narada Muni consigliò dunque a Dhruva Maharaja di rifugiarsi in Vasudeva, Sri Krsna, e di impegnarsi secondo il metodo consigliato da sua madre, e ciò lo avrebbe aiutato a soddisfare il suo desiderio. In questo verso Narada Muni stabilisce in particolare che il servizio di devozione offerto al Signore è l’unica via. In altre parole, anche se una persona è piena di desideri materiali, può continuare il suo servizio devozionale, e otterrà l’appagamento di tutti i suoi desideri.


tat tata gaccha bhadram te
yamunayas tatam suci
punyam madhuvanam yatra
sannidhyam nityada hareh

tat: quello; tata: mio caro figlio; gaccha: vai; bhadram: buona fortuna; te: per te; yamunayah: della Yamuna; tatam: sulla riva; suci: purificato; punyam: il santo; madhu-vanam: chiamato Madhuvana; yatra: dove; sannidhyam: più vicino; nityada: sempre; hareh: al Signore.

Caro bambino, ti auguro dunque ogni buona fortuna. Vai sulla riva della Yamuna, là dove si trova la santa foresta di Madhuvana, e purificati. È sufficiente recarsi là per avvicinare Dio, la Persona Suprema, che vive sempre in quel luogo.

SPIEGAZIONE: Sia Narada Muni sia Suniti, la madre di Dhruva Maharaja, avevano dato al bambino il consiglio di adorare il Signore Supremo. Ora Narada Muni gli fornisce istruzioni dirette sul modo di ottenere rapidamente i frutti di questa adorazione. Egli raccomanda a Dhruva Maharaja di andare sulle rive della Yamuna, dove si trova la foresta chiamata Madhuvana, e là iniziare la sua meditazione e adorazione.
I luoghi di pellegrinaggio sono particolarmente vantaggiosi per il devoto che vuole elevarsi in modo rapido nella vita spirituale. Sebbene Sri Krsna viva dappertutto, è molto facile avvicinarLo nei luoghi santi di pellegrinaggio, perché questi luoghi sono abitati da grandi saggi. Sri Krsna afferma direttamente di essere presente là, dove i Suoi devoti cantano le glorie delle Sue attività trascendentali.
In India esistono molti luoghi di pellegrinaggio, e tra questi i principali sono Badari-narayana, Dvaraka, Ramesvara e Jagannatha Puri. Questi luoghi santi sono chiamati i quattro dhama. La parola dhama indica un luogo dove è possibile stabilire un contatto immediato con il Signore Supremo. Per andare a Badari-narayana bisogna passare attraverso Hardwar, sulla via che conduce a Dio, la Persona Suprema. Ci sono altri luoghi santi di pellegrinaggio, come Prayaga (Allahabad) e Mathura, ma il più importante di tutti è Vrndavana.
Se una persona non è molto avanzata nella vita spirituale dovrebbe vivere in questi luoghi ed eseguire lì il servizio devozionale, ma un devoto elevato come Narada Muni, impegnato nell’opera di predica, può servire il Signore Supremo dappertutto. Talvolta egli si reca perfino nei pianeti infernali, ma le condizioni infernali non toccano Narada Muni perché egli è impegnato nella grande responsabilità del servizio devozionale. Secondo le parole di Narada Muni, Madhuvana esiste ancora nell’area di Vrndavana, nel distretto di Mathura, ed è il luogo più sacro. Molte persone sante vivono ancora là e s’impegnano nel servizio di devozione offerto al Signore.
Nella zona di Vrndavana ci sono dodici foreste, e Madhuvana è una di queste. I pellegrini arrivano da ogni parte dell’India per visitare tutte le dodici foreste di Vrndavana. Cinque foreste sono sulla riva est della Yamuna, cioè Bhadravana, Bilvavana, Lauhavana, Bhandiravana e Mahavana. Le altre sette sono sulla riva occidentale, e sono Madhuvana, Talavana, Kumudavana, Bahulavana, Kamyavana, Khadiravana e Vrndavana. In queste dodici foreste si trovano differenti ghata, ossia luoghi dove si può fare il bagno: 1) Avimukta, 2) Adhirudha, 3) Guhya-tirtha, 4) Prayaga-tirtha, 5) Kanakhala, 6) Tinduka-tirtha, 7) Surya-tirtha, 8) Vatasvami, 9) Dhruvaghata (questo Dhruva-ghata, che è ricco di alberi da frutto e di bellissimi fiori, deve la sua fama al fatto che Dhruva Maharaja si dedicò alla meditazione e a dure austerità su un promontorio vicino), 10) Rsi-tirtha, 11) Moksa-tirtha, 12) Budha-tirtha, 13) Gokarna, 14) Krsnaganga, 15) Vaikuntha, 16) Asi-kunda, 17) Catuh-samudrika-kupa, 18) Akrura-tirtha (quando Krsna e Balarama stavano andando a Mathura sul carro guidato da Akrura, si fermarono in questo ghata per fare il bagno), 19) Yajnika-vipra-sthana, 20) Kubja-kupa, 21) Ranga-sthala, 22) Mancha-sthala, 23) Mallayuddha-sthana e 24) Dasasvamedha.

snatvanusavanam tasmin
kalindyah salile sive
krtvocitani nivasann
atmanah kalpitasanah

snatva: dopo aver fatto le abluzioni; anusavanam: tre volte; tasmin: in quello; kalindyah: nel fiume Kalindi (la Yamuna); salile: nell’acqua; sive: di grande buon auspicio; krtva: compiendo; ucitani: adatti; nivasan: seduto; atmanah: del sé; kalpita-asanah: preparato un seggio.

[Narada Muni spiegò:]
Mio caro ragazzo, nelle acque del fiume Yamuna, conosciuto anche come Kalindi, dovresti fare il bagno tre volte al giorno perché le sue acque sono molto benefiche, sacre e pulite. Dopo esserti bagnato in queste acque, devi seguire i princìpi regolatori necessari alla pratica dell’astanga-yoga e sederti sul tuo asana [seggio] in una posizione in cui tu possa rimanere calmo e sereno.

SPIEGAZIONE: Sembra da queste affermazioni che Dhruva Maharaja conoscesse già il modo di praticare il sistema yoga in otto fasi, conosciuto come astanga-yoga. Questo metodo è spiegato nella nostra Bhagavad-gita così com’è, nel capitolo intitolato “Dhyana-yoga”. La pratica dell’astanga-yoga consiste nel controllare la mente e nel concentrarla sulla forma di Sri Visnu, come i prossimi versi descriveranno. È chiaramente affermato qui che l’astanga-yoga non è un esercizio di ginnastica fisica, ma una pratica per concentrare la mente sulla forma di Visnu. Prima di sedersi sull’asana, anch’esso descritto nella Bhagavad-gita, bisogna lavarsi molto bene, tre volte al giorno, con acqua pulita o sacra. L’acqua della Yamuna è per natura molto pura e trasparente, perciò chi vi si bagna tre volte al giorno, senza dubbio sarà esternamente molto purificato. Narada Muni consigliò dunque a Dhruva Maharaja di andare sulle rive della Yamuna e di purificarsi esternamente, perché anche questo fa parte del metodo graduale dello yoga mistico.

pranayamena tri-vrta
pranendriya-mano-malam
sanair vyudasyabhidhyayen
manasa guruna gurum

pranayamena: con gli esercizi di respirazione; tri-vrta: con i tre metodi raccomandati; prana-indriya: l’aria vitale e i sensi; manah: la mente; malam: impurità; sanaih: gradualmente; vyudasya: abbandonando; abhidhyayet: dovresti meditare; manasa: con la mente; guruna: non disturbata; gurum: il maestro spirituale supremo, Krsna.

Dopo esserti seduto sul tuo seggio, pratica i tre tipi di esercizi di respirazione, e così controllerai gradualmente l’aria vitale, la mente e i sensi. Liberati completamente da ogni contaminazione materiale, e con grande pazienza comincia a meditare su Dio, la Persona Suprema.

SPIEGAZIONE: Questo verso descrive sommariamente l’intero metodo dello yoga, e dà particolare importanza agli esercizi di respirazione necessari a fissare la mente disturbata. Per natura, la mente è sempre in movimento, perché è molto instabile, ma gli esercizi di respirazione servono a controllarla. Questo metodo di controllo della mente era certamente possibile a quei tempi, milioni di anni fa, quando Dhruva Maharaja lo intraprese, ma oggi la mente dev’essere fissata direttamente sui piedi di loto del Signore col metodo del canto. Cantando il mantra Hare Krsna ci si può concentrare immediatamente sulla vibrazione sonora e pensare ai piedi di loto del Signore; in questo modo saremo velocemente elevati al livello del samadhi, dell’estasi. Continuando a cantare i santi nomi del Signore, che non sono differenti dal Signore stesso, vedremo la nostra mente immergersi naturalmente nel pensiero del Signore.
Questo verso raccomanda a Dhruva Maharaja di meditare sul guru supremo, sul maestro spirituale supremo. Krsna è il maestro spirituale supremo, perciò è conosciuto come caitya-guru, termine che si riferisce all’Anima Suprema, situata nel cuore di ognuno. Egli ci aiuta dall’interno, come spiega la Bhagavad-gita, e invia anche il maestro spirituale per aiutarci dall’esterno. Il maestro spirituale è dunque la manifestazione esterna del caitya-guru, il maestro spirituale che risiede nel cuore di ognuno.
Il metodo che ci fa abbandonare i nostri pensieri materiali è chiamato pratyahara, metodo che ci libera dai pensieri e dalle occupazioni materiali. La parola abhidhyayet, usata in questo verso, indica l’impossibilità di meditare se la mente non è fissa. Perciò, concludendo, meditare significa pensare al Signore nel nostro cuore. Che si arrivi a questo livello col metodo dell’astanga-yoga o col metodo raccomandato dagli sastra specialmente per l’età attuale — cioè il canto costante del santo nome del Signore — lo scopo è lo stesso: meditare su Dio, la Persona Suprema.

prasadabhimukham sasvat
prasanna-vadaneksanam
sunasam subhruvam caru-
kapolam sura-sundaram

prasada-abhimukham: sempre pronto a offrire la Sua misericordia incondizionata; sasvat: sempre; prasanna: piacevole; vadana: bocca; iksanam: da vedere; su-nasam: un naso molto ben formato; su-bhruvam: sopracciglia ben disegnate; caru: bellissima; kapolam: fronte; sura: gli esseri celesti; sundaram: meraviglioso.

[È descritta qui la forma del Signore.] Il viso del Signore è meraviglioso, e ha eternamente un’espressione affascinante. Egli non appare mai dispiaciuto ai devoti che Lo contemplano, ed è sempre pronto a elargire loro le Sue benedizioni. I Suoi occhi, le Sue sopracciglia ben decorate, il Suo naso fine e la Sua ampia fronte hanno un grande fascino. La Sua bellezza supera quella di tutti gli esseri celesti.

SPIEGAZIONE: Questo verso spiega chiaramente come bisogna meditare sulla forma del Signore. La meditazione impersonale è un’invenzione artificiale del giorno d’oggi; nessuna delle Scritture vediche la consiglia. Nella Bhagavad-gita, in riferimento alla meditazione, è usata l’espressione mat-parah, che significa “relativa a Me”. Ogni forma di Visnu appartiene a Sri Krsna, perché Sri Krsna è la forma originale di Visnu. Talvolta qualcuno cerca di meditare sul Brahman impersonale, che è descritto nella Bhagavad-gita come avyakta, “non manifestato”, o “impersonale”. Ma il Signore stesso precisa che coloro che provano attaccamento per questo aspetto impersonale del Signore si sottopongono a un compito molto penoso; nessuno, infatti, può concentrarsi sull’aspetto impersonale. Ci si deve concentrare sulla forma del Signore, che è descritta qui in relazione alla meditazione di Dhruva Maharaja. Come risulterà manifesto dalle descrizioni che seguiranno, Dhruva Maharaja portò alla perfezione questo tipo di meditazione, e raggiunse il successo nella pratica dello yoga.

tarunam ramaniyangam
arunostheksanadharam
pranatasrayanam nrmnam
saranyam karunarnavam

tarunam: giovane; ramaniya: attraente; angam: tutte le parti del Suo corpo; aruna-ostha: le labbra rosse come il sole che sorge; iksana-adharam: gli occhi della stessa natura; pranata: un’anima sottomessa; asrayanam: rifugio delle anime arrese; nrmnam: fonte di un piacere trascendentale; saranyam: la persona degna di ricevere la nostra sottomissione; karuna: misericordioso come; arnavam: l’oceano.

[Narada Muni continuò:] La forma del Signore è sempre giovane. Ogni membro e ogni parte del Suo corpo sono perfettamente formati, esenti da ogni difetto. I Suoi occhi e le Sue labbra hanno il colore rosato del sole che sorge. Il Signore è sempre pronto a dare rifugio alle anime sottomesse, e chi è così fortunato da poterLo contemplare, prova un sentimento di completa soddisfazione. Egli è sempre degno di essere il maestro delle anime sottomesse, perché è un oceano di misericordia.

SPIEGAZIONE: Tutti devono sottomettersi a qualcuno che è superiore, perché questa è la natura della nostra condizione di esseri viventi. Anche in questo momento stiamo cercando di sottometterci a qualcuno — alla società o alla nazione, alla famiglia, allo Stato o al governo.
Il fatto di doversi arrendere è una realtà, ma questa resa non è mai perfetta perché è imperfetta la persona o l’istituzione alla quale ci arrendiamo, come imperfetta è la nostra sottomissione, motivata com’è da molti secondi fini. In questa condizione di imperfezione nessuno è degno di accettare la sottomissione di un’altra persona nel mondo materiale, e nessuno si sottomette completamente a qualcun altro, a meno che non vi sia costretto. Ma sottomettersi al Signore è un atto volontario, ed Egli è degno di accettare questa sottomissione. Questa resa dell’essere vivente al Signore si realizza automaticamente non appena si contempla la meravigliosa e giovane natura del Signore.
La descrizione che Narada Muni ci offre non è immaginaria. La forma del Signore può essere compresa attraverso il sistema parampara. I filosofi Mayavadi affermano che dobbiamo immaginare la forma del Signore, ma ciò è contrario alle parole di Narada Muni contenute qui. Egli ci dà la descrizione del Signore secondo fonti autorevoli. Egli stesso è un’autorità, ed è in grado di recarsi sui Vaikunthaloka e lì vedere personalmente il Signore; perciò la descrizione dell’aspetto del Signore non è immaginaria. Talvolta, ai nostri studenti noi diamo indicazioni sull’aspetto fisico del Signore affinché possano dipingerLo; i loro dipinti non sono quindi immaginari. La descrizione viene data attraverso la successione dei maestri spirituali, proprio come nel caso di Narada Muni, il quale vede il Signore e descrive le Sue fattezze corporee. Queste descrizioni dovrebbero dunque essere accettate, e quando sono realizzate in un dipinto bisogna capire che non si tratta di un lavoro di fantasia.

srivatsankam ghana-syamam
purusam vana-malinam
sankha-cakra-gada-padmair
abhivyakta-caturbhujam

[Continua nel prossimo numero]
(1) Perché una persona intelligente si rivolge direttamente al Supremo Signore e non agli esseri celesti, per la soddisfazione dei propri desideri?
(2) Secondo quello che dice Krsna qual è il vero sentiero religioso?
(3) Perché un devoto non ha bisogno di chiedere al Signore la liberazione?
(4) Dove Narada raccomanda a Dhruva di andare a compiere il servizio devozionale?
(5) Perché è facile avvicinare Krsna nei luoghi santi?
(6) Quali sono i quattro luoghi santi indiani conosciuti come i quattro dhama?
(7) Perché le condizioni infernali non influenzano Narada Muni?
(8) Qual è il significato di caitya-guru?
(9) Qual è lo scopo della pratica yoga conosciuta come pratyahara?


I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
La Natura Non Fa Errori
Questa conversazione tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta e un suo discepolo, il dottor Thoudam D. Singh (Bhaktisvarupa Damodara Swami, in alto a sinistra), si svolse nel 1973 durante una passeggiata mattutina a Venice Beach a Los Angeles.

Dott. Singh: Ora gli scienziati hanno organizzato un intero dipartimento chiamato gerontologia, in cui studiano come prolungare la vita.
Srila Prabhupada: Il loro vero compito dovrebbe essere di porre fine alla sofferenza. Supponi che una persona anziana sia molto sofferente perché afflitta da molte malattie e improvvisamente i medici aumentino la durata della sua vita. Quale vantaggio ne ha?
Dott. Singh: Questo è ciò che fanno con i trapianti di cuore.
Srila Prabhupada: Questa è una sciocchezza. Che provino a fermare la morte, questa sarebbe una conquista. Che pongano termine a tutte le malattie – ah, questo sarebbe un progresso. Non possono fare queste cose. Perciò tutte le loro ricerche sono solo una lotta per l’esistenza. Nella Bhagavad-gita [15.7] Krsna dice: “Gli esseri viventi, in questo mondo condizionato, sono Miei frammenti eterni, ma essendo condizionati lottano duramente con i sei sensi, tra cui la mente.”
Studente: Ora scarseggia il petrolio.
Srila Prabhupada: Sì, abbiamo creato una civiltà che dipende dal petrolio. Questo è contro le leggi di natura, perciò ora c’è una crisi del petrolio. Per legge di natura ora arriva l’inverno. Gli scienziati non possono fermarlo e trasformarlo in estate. Essi pensano erroneamente di poter controllare la natura. Krsna nella Bhagavad-gita dice che gli esseri viventi pensano di essere gli autori delle attività che in realtà vengono realizzate dalla natura. Ora sorge il sole. Possono oscurarlo? E quando è buio, possono comandare al sole: “Sorgi!”? Non comprendono che se vogliono veramente conquistare la natura, dovrebbero cercare di vincere la nascita, la morte, la vecchiaia e le malattie. Krsna nella Bhagavad-gita [7.14] afferma: “Questa Mia natura divina, costituita dalle tre influenze della natura materiale, è difficile da superare, ma coloro che si abbandonano a Me ne varcano facilmente i limiti.”
Dott. Singh: Allora è molto difficile vincere le leggi della natura?
Srila Prabhupada: Per i materialisti è impossibile, ma se ci arrendiamo a Krsna diventa facile.
Dott. Singh: Per spiegare la ragione per cui esistono così tante specie di esseri viventi, gli scienziati dicono che ad un certo momento nel corso dell’evoluzione i geni delle cellule, che normalmente si riproducono in modo perfetto per la generazione successiva, qualche volta fanno un errore di copiatura – qualcosa di simile agli errori che talvolta si verificano nella stampa. In alcune circostanze questi errori o mutazioni sono rimaste, e a causa della differenza dei geni si sono formate specie diverse di esseri viventi.
Srila Prabhupada: Ma questo “errore” avviene con continuità da tempo immemorabile, perciò troverai che tutte le specie di esseri viventi sono sempre esistite. L’“errore” è quindi eterno, ma quando un “errore” è permanente non è un errore, è intelligenza.
Dott. Singh: Ma gli scienziati dicono che senza mutazioni ci sarebbe un solo tipo di essere vivente in tutto l’universo.
Srila Prabhupada: No. Ogni essere vivente ha una mente distinta, perciò ci sono molte differenti specie di vita per accogliere le diverse mentalità. Per esempio, noi stiamo passeggiando qui, ma la maggior parte delle persone non viene ad unirsi a noi perché hanno mentalità diverse dalla nostra. Perché esiste questa differenza?
Dott. Singh: Forse è un errore.
Srila Prabhupada: Non è un errore. È il loro desiderio e al momento della morte ogni persona riceverà un corpo esattamente secondo il proprio desiderio. Nella Bhagavad-gita [8.6] Krsna dice: “Qualunque condizione di esistenza si ricordi al momento della morte, quella stessa condizione sarà senza dubbio raggiunta.” Ciò che pensate al momento della morte determinerà esattamente il vostro corpo successivo. La natura vi darà quel corpo; la decisione non è nelle vostre mani, ma in quelle della natura, che opera sotto la direzione di Dio.
Dott. Singh: Ma sembra che la scienza abbia la prova che le diverse specie di vita si realizzano per errore.
Srila Prabhupada: Questo è il loro errore. Nelle leggi della natura non ci sono errori. Nelle carrozze ferroviarie ci sono scompartimenti di prima classe, di seconda classe e di terza classe. Se acquistate un biglietto di terza classe ma per errore andate nello scompartimento di prima classe, non vi sarà permesso di restarci. I vari scompartimenti non ci sono per errore; è un fatto organizzativo. È un vostro errore essere andati nello scompartimento sbagliato.
Dio è così perfetto che conosce tutti gli errori che verranno fatti. Perciò, secondo gli errori che farai entrerai in un corpo particolare: “Qui, vieni qui. Il tuo corpo è pronto.”
Ci sono 8.400.000 specie di vita e la natura, assegnando i diversi corpi, opera con precisione matematica. Quando il governo costruisce una città edifica una prigione anche prima che la città sia completata, perché il governo sa che ci saranno molti criminali che dovranno andare in prigione. Questo errore non dipende dal governo, ma dai criminali. Poiché diventano criminali devono andarci. L’errore è loro.
La natura non fa errori. Krsna afferma: “La natura materiale agisce sotto la Mia direzione, o figlio di Kunti, generando tutti gli esseri mobili ed immobili.” [Bg. 9.10] La natura agisce sotto la supervisione di Dio, Krsna, perciò come potrebbe fare errori? Noi invece commettiamo errori, siamo soggetti all’illusione, i nostri sensi sono imperfetti e tendiamo ad ingannare. Questa è la differenza tra Dio e l’uomo. Dio non ha sensi imperfetti; i Suoi sensi sono perfetti.
Dott. Wolf-Rottkay: Poiché i nostri sensi sono imperfetti, anche le estensioni tecnologiche dei nostri sensi, realizzate con i microscopi e i telescopi, devono essere imperfette.
Srila Prabhupada: Sì. Vita materiale significa vita con difetti. Se si costruisce qualcosa con una conoscenza imperfetta e con sensi imperfetti, qualunque cosa si costruisca deve essere imperfetta. Perciò noi concludiamo che qualsiasi cosa dicano gli scienziati è imperfetta.
Dott. Singh: Essi però sembrano piuttosto soddisfatti.
Srila Prabhupada: Anche l’asino è soddisfatto di tirare il carretto del lavandaio. In alcune parti dell’India qualche volta si può vedere un cane che sta morendo di fame, ma appena trova una cagna è contento di fare sesso. Questa è una soddisfazione? Il cane sta morendo di fame e tuttavia è soddisfatto di fare sesso. Tutti sono soddisfatti, perfino il verme negli escrementi. Questa è una legge di natura.



LETTERA AI LETTORI

Da qualche anno la rivista "Ritorno a Krishna" viene spedita ai nostri lettori in cambio di una donazione. Cercheremo il più possibile di non interrompere la spedizione della rivista anche per coloro che non hanno inviato una donazione, ma se a causa di nuove richieste, dovessimo sospendere qualche spedizione, lo faremo per quei lettori che non hanno inviato donazioni negli ultimi due anni.
Come avrete sicuramente notato è stato aumentato il numero delle pagine e la qualità della stampa. In questo mondo di violenza, terrorismo e guerre “Ritorno a Krishna” continua a rappresentare una luce nelle dense tenebre dell'era di Kali, era della discordia e dell'ipocrisia.
In ogni numero troverete un bollettino di conto corrente postale da utilizzare per inviare le vostre donazioni. Nel caso il bollettino non fosse presente Vi preghiamo di utilizzare un bollettino bianco indicando il numero di conto 42036004, intestato a: Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna, via Bonazza 11, 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI).
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Vi preghiamo di sostenerci generosamente nel nostro sforzo di continuare a pubblicare il messaggio di Krsna come insegnato da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada.
Grazie in anticipo.
Hare Krsna!



Aria
Una Meditazione
La nostra vita dipende dall’aria e quando la riconosciamo come una delle energie di Krsna, ci fa ricordare di Lui.
di Urmila Devi Dasi

ll sudore si raccoglie sulla parte bassa della mia schiena e gli abiti mi si appiccicano alla pelle. Poi le foglie degli alberi vicini tremolano per annunciare l’arrivo refrigerante della brezza. Osservo che l’aria che percepisco all’esterno di me si muove anche all’interno di me e penso all’aria che trasporta gli odori, riempie i nostri polmoni, nutre le nostre cellule, fa volare gli aquiloni e gli aeroplani e preme sulla nostra pelle con una forza potente che non riusciamo a percepire.
Pensando all’aria ci ricordiamo facilmente di Krsna, il Signore Supremo. L’aria è una delle energie di Krsna, come è riferito in Scritture quali la Bhagavad-gita e la Brahma-samhita. Quando Arjuna vede la forma universale di Krsna, dice: “Tu sei l’aria, il fuoco e l’acqua!” Krsna esiste eternamente come Dio, la Persona Suprema, separato dalle Sue energie, ma queste energie, come spiegano i filosofi Vaisnava, devono essere considerate identiche a Krsna stesso. Perciò una qualsiasi delle Sue energie può costituire uno stimolo al bhakti-yoga – che unisce a Lui attraverso il servizio devozionale.
Le qualità dell’aria ci possono far ricordare le qualità personali di Krsna. Alcuni filosofi traggono la conclusione che Dio è senza qualità – un’energia senza forma che semplicemente esiste. Comunque, poiché Dio è completo, deve avere una personalità dotata di qualità. Poiché Egli è l’origine di tutto, tutto in qualche modo deve esistere in Lui. Poiché noi, creazioni di Dio, abbiamo attributi, è logico dedurre che anche la nostra origine abbia delle qualità.
Una delle più ovvie qualità dell’aria è la sua sottigliezza. Sebbene l’aria ci circondi completamente esercitando sul nostro corpo una pressione di un chilogrammo per centimetro quadrato, noi praticamente non ce ne rendiamo conto. Normalmente anche il nostro respiro è inconsapevole, tanto sottile è l’aria che entra ed esce dai nostri polmoni. Vediamo l’aria solo per mezzo dei suoi effetti, come quando fa muovere i rami e i fili d’erba o trasporta il fumo e il vapore acqueo.
Anche Krsna è praticamente impercettibile ad un’anima condizionata, visibile solo per i Suoi effetti. Vediamo l’opera della Sua mano nella bellezza di un fiore o nella prevedibilità dei movimenti dei pianeti, ma non vediamo Lui. Le leggi della natura su cui basiamo la nostra matematica e la nostra scienza implicano un legislatore, ma la maggior parte della natura di questo legislatore rimane sconosciuta.
L’aria sottile può spostare le cose che per i nostri sensi sono molto più pesanti dell’aria. La violenza dell’aria nei tornado e in altre tempeste può scagliare lontano degli edifici e conficcare schegge di legno nel metallo. Nello stesso modo solo con un impercettibile atto della Sua volontà, Krsna può spostare, dare forma, cambiare e disperdere tutto quello che percepiamo.
Sul piano spirituale, il dolce soffio di un sussurro del Suo nome, udito o espresso con solo un’ombra di affetto per Lui, può indurLo a demolire un cuore duro come l’acciaio, trasformando collera e lussuria in amore spirituale.




Krsna e l’aria Sono Ovunque

Nella nostra esperienza l’aria è ovunque, come Krsna e come l’aria trasportano le altre sostanze senza mescolarsi con loro, così Krsna rimane in disparte e distaccato anche quando è nel cuore di ogni essere vivente e dentro ogni atomo. L’aria trasporta fragranze celestiali dai fiori dei giardini e odori putrescenti dai cumuli di spazzatura, ma l’aria è neutrale. Nello stesso modo, Krsna risponde ai nostri desideri e alle nostre azioni e tuttavia rimane distaccato. Se agiamo con violenza e malvagità, Egli ci porta nei pianeti inferiori, se compiamo atti pii e puri, ci porta in cielo.
L’aria è l’elemento di cui possiamo fare a meno per il periodo più breve. Le altre nostre necessità fisiche – acqua, cibo, casa, calore – non hanno alcun valore se non abbiamo l’aria. Certamente non possiamo pensare di affrontare le nostre necessità sociali, mentali, emotive e intellettuali senza un costante rifornimento d’aria.
Nello stesso modo la relazione con Krsna è la nostra prima necessità. Senza una relazione consapevole, deliberata ed affettuosa con il Signore, nient’altro può soddisfarci completamente. Come possiamo godere di un pranzo delizioso in compagnia di amici cari se stiamo soffocando? Le persone che trascurano completamente la loro relazione con Dio o ritengono questa relazione nient’altro che l’ultima delle priorità, trovano che le cose buone e piacevoli della loro vita non riescono a dar loro la soddisfazione che si aspettano. Mentre queste persone spesso si occupano di cosa e di come godere, raramente pensano che la vera soluzione sia così fondamentale come il respiro.
Inoltre, poiché Krsna è completo, il fare della nostra relazione con Lui la prima delle priorità soddisfa automaticamente tutte le altre necessità. Si può allora rapportarsi con il mondo da una posizione di pace e gioia interiori. Una persona così posizionata è completamente libera perché la sua soddisfazione non dipende da niente e da nessuno.
L’aria fornisce l’ossigeno per la nostra digestione portando nutrimento e salute alle nostre cellule. Krsna nella Gita dice che Egli Si unisce all’aria vitale che esce ed entra per digerire il nostro cibo. Per le anime che si sono dedicate completamente a Lui con amore provvede a tutte le necessità e mantiene quello che hanno. Egli fa anche fronte alle necessità di tutti gli altri esseri dando cibo e rifugio persino alle creature più umili e velenose.
Il movimento dell’aria sembra far danzare le piante e gli alberi e forma disegni attraenti sull’acqua e sulla sabbia. Il soffio dell’aria scolpisce opere d’arte nella roccia. Ci ricordiamo che i movimenti di Krsna sono graziosi come una danza e che a Lui piace vestirsi come un attore che sta per salire sul palcoscenico per danzare. La Sua danza con i Suoi puri devoti nel mondo spirituale ha una coreografia perfetta – più graziosa, calmante, complessa, eccitante e intricata delle onde vorticose di un corso d’acqua sferzato dal vento.


L’aria nelle Attività di Krsna

Nella Sua forma di Visnu Krsna viaggia nell’aria stando in piedi sulla schiena della gigantesca aquila Garuda. Da lì Egli a volte combatte con demoni come quelli della grande battaglia cosmica per un’anfora di nettare.
Per creare il mondo materiale, Krsna Si espande nella forma gigantesca di Maha-Visnu, che riposa sull’Oceano Causale. Quando il Signore espira gli universi emanano da Lui e si espandono gradualmente. Quando inspira, gradualmente gli universi rientrano nella Sua forma trascendentale. Noi attualmente viviamo in uno di questi universi che viaggiano sul respiro del Signore.
Quando il materialismo crescente ricopre periodicamente la conoscenza spirituale, Krsna Si presenta in varie incarnazioni per rimettere le cose a posto. Un’incarnazione, Hayagriva, è una forma umana dorata con la testa di cavallo. L’aria che Egli respira dalle Sue divine narici è il dolce suono della saggezza vedica data a Brahma, il primo essere creato dell’universo. Poiché ognuno dei sensi di Krsna può compiere l’azione di ogni altro senso, Egli può cantare dolcemente con sbuffi d’aria emessi dal Suo naso.
All’inizio dell’universo Brahma cercava di conoscere se stesso, il suo dovere e la natura del cosmo. Dopo una meditazione di migliaia di anni sentì il respiro di Krsna nel suo cuore. Il respiro di Krsna era fluito attraverso il Suo flauto trasformandosi nel Gayatri mantra, che uscì poi dalla bocca di Brahma come conoscenza vedica.
Nel mondo spirituale tutto è cosciente, anche il flauto di Krsna, Suo compagno costante ed intimo devoto. Krsna soffia nel Suo flauto per far pascolare le Sue mucche. La Sua musica sconvolge anche esperti musicisti dei pianeti celesti e induce tendenze contrarie a quelle naturali – i fiumi scorrono a rovescio, le rocce si fondono, mentre gli animali e le persone rimangono stordite in estasi. Il grande devoto Bhaktivinoda Thakura, il padre del maestro spirituale di Srila Prabhupada, nella Gitavali ha scritto che Krsna attrae la mente dei Suoi devoti con i suoni incantevoli del Suo flauto e con il dolce profumo del Suo corpo che fluiscono entrambi nel vento con ondate che non si placano mai.
Molte persone chiedono come poter assorbire la mente e il cuore in Krsna, il Signore Supremo, mentre sono impegnate in questo mondo. La famiglia, il lavoro, gli studi – tutto sembra distrarre dal livello spirituale. La vita spirituale, però, può essere così vicina come ogni nostro respiro.

Urmila Devi Dasi, che collabora regolarmente con BTG, si è laureata in Scienza dell’Educazione all’Università del North Carolina a Chapel Hill. Attualmente lavora al progetto di un curriculum internazionale per l’educazione primaria e secondaria nell’ISKCON.


CALENDARIO
Questo calendario è calcolato per la zona di Firenze. Le date, che derivano dal calendario lunare, possono variare per altre zone. Per ottenere le date esatte per la vostra area collegatevi al sito www.krishna.com/calendar.
Poiché il Movimento Hare Krsna si basa sulla linea di maestri che discende da Sri Caitanya Mahaprabhu, il calendario include non solo date rilevanti per tutti i seguaci della tradizione Vedica, ma anche date riferite ai compagni del Signore e a preminenti maestri spirituali della Sua successione.


15 Ottobre–13 Novembre (Mese di Damodara)
Novembre
1—Anniversario della scomparsa di Sua Divina Grazia A. C. Bhakti-vedanta Swami Prabhupada, fondatore-acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna. I devoti osservano questo giorno con ricordi personali di Srila Prabhupada, leggendo dalla sua biografia, digiuno fino a mezzogiorno, seguito da una festa di prasada.
6—Anniversario della scomparsa di Srila Srinivasa Acarya, un grande seguace dei Gosvami di Vrndavana.
9—Utthana Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi. Anniversario della scomparsa di Srila Gaurakisora Dasa Babaji, il maestro spirituale di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura, che è il maestro spirituale di Srila Prabhupada. Digiuno fino a mezzogiorno.
Rompere il digiuno 7:03 - 10:20
13—Sri Krsna Rasa-yatra. Ultimo giorno di Damodara-vrata e Caturmasya.
14 Novembre–12 Dicembre (Mese di Kesava)
23—Utpanna Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
Rompere il digiuno 7:21 - 10:28
Dicembre
9—Moksada Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi. Ricorre anche l’anniversario del giorno in cui Krsna enunciò la Bhagavad-gita.
Rompere il digiuno 7:38 - 10:38


13 Dicembre–10 Gennaio
(Mese di Narayana)

15—Anniversario della scomparsa di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura, il maestro spirituale di Srila A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada.


22—Saphala Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
Rompere il digiuno 10:02 - 10:45
28—Anniversario dell’apparizione di Srila Locana Dasa Thakura, un grande devoto di Krsna conosciuto per le sue canzoni devozionali Bengali.
30—Anniversario della scomparsa di Srila Jiva Gosvami, uno dei sei Gosvami di Vrndavana.
Gennaio
7—Putrada Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
Rompere il digiuno 7:48 - 10:51

11 Gennaio–9 Febbraio
(Mese di Madhava)

15—Anniversario dell’apparizione di Srila Gopala Bhatta Gosvami, uno
dei sei Gosvami di Vrndavana.
16—Anniversario della scomparsa di Srila Jayadeva Gosvami, un grande maestro spirituale e autore della Gita-govinda.
22—Sat-tila Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
Rompere il digiuno 7:41 - 10:51
31—Anniversario dell’apparizione di Srila Raghunatha Dasa Go-
svami, uno dei sei Gosvami di Vrndavana. Anniversario della scomparsa di Srila Visvanatha Cakravarti Thakura, un maestro spirituale e autore Vaisnava che apparve nel diciassettesimo secolo. Anniversario dell’apparizione di Srimati Visnupriya Devi, consorte di Sri Caitanya.


LUOGHI SPIRITUALI

Desiderio Divino Soddisfatto
In occasione del primo anniversario dell’installazione di Krsna-Balarama nel tempio ISKCON di Punjabi Bagh, un membro del tempio rievoca lo spirito di collaborazione che ha portato al soddisfacimento del desiderio di Prabhupada.
di Radhika Krpa Devi Dasi


Haribol! Svelta! Faremo tardi!” Mio marito stava gridando con tutta la sua voce rivolgendosi a me. Avevamo da rispettare un appuntamento, ma io ci stavo impiegando più tempo del solito. La mia esitazione e il mio imbarazzo erano evidenti. Ci accingevamo a incontrare un uomo ricco al quale avremmo chiesto un’offerta per aiutarci a trasferire il nostro tempio e noi non avevamo mai fatto niente di simile fino ad allora..
Il Punjabi Bagh (Delhi) dell’ISKCON era in crisi e tutti noi – un piccolo gruppo di devoti residenti e della congregazione – ci prendemmo la responsabilità di risolvere questo problema. Le nostre amate Divinità di Sri Sri Radhika-Ramana e Sri Sri Jagannatha, Baladeva e Subhadra avevano risieduto nello stesso edificio per diciotto anni, ma ora il proprietario aveva mandato un avviso legale che chiedeva Loro di andarsene. Ne fummo sconvolti; dovevamo cercare un altro posto. Chiaramente cercavamo un edificio più grande e migliore perché la congregazione stava crescendo grazie all’impegno del tempio nella diffusione di vari programmi.
Cercare un luogo adatto alle Loro Signorie in questo quartiere elegante era un’impresa difficilissima, ma il Signore Supremo, Sri Krsna, rispose alle nostre preghiere sincere fugando tutte le paure. Mio marito, Rasapriya Dasa, agente immobiliare, trovò un grande edificio in una strada principale. Senza difficoltà, le autorità cittadine ne approvarono l’acquisto. Ma il denaro da dove sarebbe arrivato? Avevamo bisogno di una somma ingente in pochissimo tempo.
Ispirati dal nostro maestro spirituale, Sua Santità Gopala Krsna Goswami e impegnati a servire la missione di Srila Prabhupada, mio marito ed io ci prendemmo l’impegno di raccogliere una quantità di denaro che ci sembrava enorme. Tutti i devoti, di qualsiasi varna o asrama, s’impegnarono totalmente per assicurare il finanziamento del nuovo tempio.
Come avrebbe potuto non aiutarci il Signore? Eravamo determinati ad installare le Divinità nel palazzo dei nostri sogni. Con puro entusiasmo i devoti raccolsero il denaro attraverso il programma dei membri a vita, la distribuzione dei libri e le donazioni. Fu formata una “Squadra per il Progetto del Nuovo Tempio” sotto la direzione di Vedavyasa Dasa, che stimolò tutti i membri ad impegnarsi, mentre egli accettò la responsabilità di procurare una maggior quantità di donazioni. In questo modo le sue qualità di manager e le benedizioni di Gopala Krsna Goswami portarono al raggiungimento del nostro scopo.
Il Signore ricompensò i nostri sforzi sinceri e riuscimmo ad ottenere la registrazione della nuova sede a nome dell’ISKCON nel tempo concordato. La crescita del Punjabi Bagh dell’ISKCON da piccolo avamposto ad un tempio grandioso è un esempio vivente dell’entusiasmo e della forza dei devoti.




Il Desiderio di Prabhupada

“Vorrei costruire un grande tempio per Krsna-Balarama… Gli abitanti di New Delhi saranno molto incoraggiati a visitarlo….Questa è una mia ambizione.” (Srila Prabhupada, lettera a Tejiyas Dasa, allora presidente del tempio, New Delhi, 1975)
Gopala Krsna Maharaja citava spesso queste righe parlando d’installare le Divinità di Krsna-Balarama in un grande tempio a Delhi. Poiché eravamo riusciti ad acquistare un posto importante, egli desiderava che fossimo noi a dare il benvenuto ai divini pastorelli. Sotto la sua guida e con le sue benedizioni, l’intera congregazione e tutti i devoti del tempio lavorarono duramente affinché questo santo seme piantato da Srila Prabhupada desse i suoi frutti.
Dopo trentadue anni il divino desiderio di Prabhupada dette il suo frutto, portando gioia al cuore dei devoti. I magnifici e incantevoli pastorelli Krsna-Balarama arrivarono a Punjabi Bagh (uno dei principali centri ISKCON in India) nella propizia ricorrenza di Radhastami (20 settembre 2007).
Un festival di quattro giorni precedette la cerimonia principale dell’installazione. Enormi cartelloni pubblicitari con le immagini di Krsna e Balarama pubblicizzarono il Loro divino arrivo in tutta Delhi. Con profonda fede e convinzione centinaia di devoti parteciparono agli yajna e ai puja tradizionali e ottomila persone assistettero all’installazione.

Le Attività Del Tempio

Il tempio di Sri Sri Radhika-Ramana Krsna-Balarama e il Centro di Cultura Vedica giocano un ruolo di fondamentale importanza nella diffusione della conoscenza vedica. Sotto la guida del co-presidente (con Varaha Dasa) Rukmini Krsna Dasa, il Foro per la Gioventù ISKCON (IYF) fa notizia nell’India del Nord con i suoi programmi audiovisivi nelle scuole, nei college e nelle università. I giovani devoti sono anche la spina dorsale di un intenso programma per la distribuzione dei libri che nel 2006 ha ottenuto il terzo posto tra tutti i programmi ISKCON analoghi, con 2,25 milioni di libri venduti.
I più di trenta programmi Bhakti-Vriksha e Nama Hatta del tempio sono molto popolari tra i membri della congregazione a Punjabi Bagh e dintorni. Il tempio gestisce anche un programma bimestrale per i detenuti della prigione di Delhi.
Noi devoti dell’ISKCON di Punjabi Bagh siamo felici che il desiderio di Prabhupada d’installare le Divinità di Krsna-Balarama a Delhi sia stato soddisfatto e preghiamo che egli possa darci le sue benedizioni per realizzare altri suoi progetti di diffusione della coscienza di Krsna in questa importante città.

Radhika Krpa Devi Dasi, discepola di Sua Santità Gopala Krsna Goswami, è una disegnatrice di moda che disegna e vende abiti indiani Ella disegna inoltre completi per le Divinità dell’ ISKCON e regolarmente viaggia per tenere conferenze sulla coscienza di Krsna.

Il Nuovo Tempio

IL NUOVO TEMPIO di Punjabi Bagh somiglia ad un grandioso palazzo, che mostra le abilità degli artigiani degli Stati vicini. Per esempio, gli artigiani del Rajasthan hanno scolpito le bellissime jarokha (finestre tradizionali) e intagliato fiori e foglie sul soffitto, sulle pareti e sulle colonne. Tutto è dipinto in modo squisito, con colori vivaci e la finitura opaca dà al tempio un aspetto luminoso ma delicato.
L’artista russo Anjana Dasa ha ravvivato le pareti interne con dipinti originali raffiguranti Sri Venkatesvara, Sri Nrsimhadeva e i Damodara-lila. Lo simhasana (il trono) reale d’oro per Radhika-Ramana e Krsna-Balarama è stato costruito ad Ahmedabad, città famosa per i manufatti di legno eseguiti a mano. Il grande candeliere di cristallo illumina l’ingresso del tempio di circa 200 metri quadrati con una luce gialla che si aggiunge alla radiosità delle Loro Signorie. Lo splendido pavimento ricoperto di mattonelle moderne, un perfettissimo sistema audio e l’impianto d’aria condizionata fanno del tempio il luogo perfetto dove assorbirsi nell’ascolto, nella predica e nel canto di Krsna.
L’ingresso maestoso somiglia al cancello di un forte, con diorama dei passatempi di Krsna che ne adornano i due lati. Nell’imponente cortile l’aquila reale Garuda sta di fronte alle Divinità con le mani giunte. Appoggiata ad un angolo del cortile c’è una fontana dalla forma di loto con un bel mosaico che rappresenta pesci colorati che danno gioia alle Loro Signorie. Rama Dasa del Kenya ha dedicato il suo tempo alla supervisione di questo progetto.


È il Termine Dovere UNA BRUTTA PAROLA?
Le idee del filosofo occidentale Kant si avvicinano al concetto di dharma.
di Satyaraja Dasa

Per qualcuno dovere è una brutta parola – noi vogliamo fare quello che decidiamo di fare. Fine. All’inferno il dovere. Esaminiamo il problema con maggiore serietà: che cos’è il dovere? Dovrei preoccuparmene? Evidentemente, dovere significa cose diverse a seconda delle persone e tuttavia è frequente chiederci: Che cosa dovrei fare? C’è una ragione per cui sono stato messo su questa Terra?
Dovere è una parola riferita in modo impreciso a qualsiasi azione o serie di azioni, considerate moralmente necessarie, indipendentemente da quello che piace o non piace a livello personale. Dal punto di vista religioso il dovere ultimo è verso Dio e il nostro prossimo.
Immanuel Kant (1724-1804) fu uno dei molti filosofi occidentali che hanno scritto sul tema del dovere. Egli chiamò il suo sistema di pensiero “deontologia”, che letteralmente significa “lo studio del dovere”. Una delle implicazioni più importanti della deontologia è che il comportamento di una persona può essere sbagliato anche se dà un risultato positivo e un’azione può essere virtuosa anche se ne dà uno negativo. In contrasto con il conseguenzialismo, una filosofia che afferma “il fine giustifica i mezzi”, la deontologia stabilisce che il modo in cui una persona ottiene un risultato in generale è altrettanto importante di quale sia il risultato stesso.
Nei sistemi morali basati sulla deontologia dobbiamo comprendere quali sono i nostri doveri morali e quali le norme fatte per regolare questi doveri. Quando seguiamo il nostro dovere, allora ci stiamo comportando in modo morale. Quando non lo facciamo, ci comportiamo immoralmente. In genere Kant accetta che i nostri doveri, le nostre regole ed i nostri obblighi siano determinati da Dio. Essere morali allora è una questione di obbedienza alle leggi di Dio, sebbene in alcuni casi le persone abbiano un senso innato del bene e del male indipendente dalla loro fede in Dio.
Queste idee corrispondono al concetto di dharma, che a sua volta mette in evidenza vari tipi di dovere. La letteratura vedica ci dice che abbiamo due tipi di dovere datici da Dio: doveri temporanei relativi al corpo (varnasrama –dharma) e doveri eterni che nascono dalla nostra innata natura di esseri spirituali eterni (sanatana-dharma). Nel bhakti-yoga il dovere è la caratteristica principale e la motivazione portante della vaidhi-bhakti o devozione regolata verso il Signore Supremo. Se eseguita in modo appropriato la vaidhi-bhakti porta alla perfezione del servizio devozionale regolato e può anche condurre alla raganuga-bhakti o devozione spontanea, che mette da parte il dovere e si manifesta come amore spontaneo per Dio. Perciò dharma – o pratica deontologica in termini occidentali – può far realizzare lo scopo ultimo della vita.


Che Cosa è Esattamente il Dharma?

La parola dharma viene dalla radice sanscrita dhri, che significa “sostenere, mantenere o portare”. Nel linguaggio comune dharma significa fede, dovere, legge divina, il modo giusto di vivere o il percorso della virtù, definizioni di cui Kant sarebbe felice. In esso però c’è più di questo. La parola derivata dhru o dhruva, che significa “appoggio”, implica l’equilibrio degli estremi per mezzo di un asse. Dharma pertanto si riferisce a quel qualcosa d’invariabile al centro dell’esistenza che regola il cambiamento senza parteciparvi, rimanendo costante. In definitiva dharma è il principio centrale organizzatore del cosmo che sostiene e mantiene tutte le forme di esistenza.
Sebbene la parola dharma a volte venga definita come “religione”, Prabhupada fece rilevare l’errore di questa traduzione. “Religione “ comporta una fede personale che può cambiare, ma dharma è la realtà interiore che fa di una cosa quella che è. Produrre miele è il dharma dell’ape, dare latte quello della mucca, splendere quello del sole e scorrere quello del fiume. Dharma è l’essenza di una cosa.


Il Varnasrama-dharma

Sebbene il sanatana-dharma (“dovere eterno”) di ogni essere vivente sia il servizio a Dio, nel mondo materiale questo servizio si manifesta in una varietà di modi secondo la conformazione psicologica della persona. Esso viene chiamato sva-dharma o dovere personale basato sulle peculiari inclinazioni e sul tipo di corpo. È chiamato anche varnasrama-dharma.
L’articolazione più nota del sistema del varnasrama (o quantomeno del varna o dovere sociale che ne è parte) si trova nella Bhagavad-gita (4.13) Qui Sri Krsna dice di aver creato la società umana con quattro classi sociali naturali o varna. Inoltre Egli insegna che gli specifici doveri religiosi prescritti per ogni classe sociale consentono l’applicazione più efficace degli eterni principi religiosi nel mondo materiale.
Gli ordini sociali sono: (1) i brahmana: intellettuali e sacerdoti; (2) gli ksatriya: politici, amministratori e guerrieri; (3) i vaisya: agricoltori, commercianti e banchieri e (4) i sudra: operai e artigiani. Sri Krsna dice che ogni persona trova la sua naturale posizione in una di queste classi basate sulle occupazioni, in linea con le sue qualifiche e le sue attività. Si deve sottolineare che questo sistema in origine era basato sulle attitudini vocazionali e sulle inclinazioni e non sulla nascita.
Quello di cui parliamo qui sono tipi di personalità. Il brahmana per esempio ha una natura sacerdotale, contemplativa e incline allo studio. È attratto dalla virtù ed è gentile e pulito. La sua visione si concentra verso l’alto, verso una realtà più elevata. Lo ksatriya invece è portato ad essere cortese, cavalleresco e i suoi interessi in generale sono più “di questo mondo” di quelli del brahmana. Tende all’azione e il suo potere d’analisi è acuto. La sua caratteristica naturale è la nobiltà, a parte quando le sue passioni prendono il sopravvento su di lui. La sua attenzione si concentra principalmente sul portare a termine le cose, ma con onore, virtù e integrità.
Il vaisya, da parte sua, tende ad essere legato ai valori materiali perché la sua vita ruota intorno al denaro. Sicurezza, prosperità e stabilità economica sono le sue motivazioni profonde e gli è difficile vedere al di là di queste.
Se la visione del vaisya è in qualche modo limitata, quella del sudra è ancor più compromessa. Costui si sente a suo agio solo quando lavora duramente in un impegno fisico. La sua natura è quella di assistente, non generalmente incline ad idee originali. La sua vita si svolge intorno alla sua attività fisica e ai piaceri del corpo più immediati; preferisce pensieri di routine anziché d’innovazione.
Com’è evidente a questo punto, queste classificazioni possono essere applicate a tutti gli esseri umani e non solo agli Indù. Ogni persona ha una naturale inclinazione verso un particolare tipo d’impegno e tutti gli sforzi trovano posto in una di queste grandi categorie. Quindi il sistema sociale originale enunciato nella Bhagavad-gita è valido per tutti o quantomeno riguarda naturalmente la vita di tutti. Esso è pertanto una componente del sanatana-dharma o occupazione eterna di ogni anima.
Gli asrama, ovvero seconda parte del sistema del varnasrama, rappresentano un sistema spirituale a quattro livelli in cui una persona è prima di tutto uno studente (brahmacari), poi si sposa ( grhastha) ed infine si ritira (vanaprastha) e rinuncia a tutto (sannyasa) in preparazione della morte. In molti modi questi asrama come tali possono non sembrare livelli spirituali. Anzi possono apparire come fasi comuni della vita che si realizzano col passare del tempo e in verità lo sono. Come gli ordini sociali enunciati da Krsna, i quattro ordini spirituali possono essere trovati più o meno nelle diverse culture umane di tutto il mondo. In tutte le civiltà ci sono persone religiose che praticano il celibato, persone sposate che vogliono conseguire valori spirituali più elevati, persone che vengono alle prese con la vecchiaia e l’importanza della rinuncia e persone che consapevoli dell’inevitabilità della morte fanno voto di dedicare il resto dei loro giorni a perseguire la coscienza di Dio e a condividerla con gli altri.
Comunque ciò che è unico nelle Scritture vediche e nei loro corollari è che in esse si trovano la guida e i modelli di comportamento appropriati per ciascuno dei quattro asrama e questi aiutano la persona ad evolvere spiritualmente. Il progresso di un individuo sul cammino spirituale può essere comprovato dai diversi percorsi comportamentali che riflettono diversi livelli di coscienza, anch’essi richiamati nelle Scritture. Perciò mentre la forma base del varnasrama esiste in tutto il mondo, i devoti coscienti di Krsna insegnano che questo sistema contenuto nella letteratura vedica offre un metodo strutturato per ottenere la perfezione spirituale.


Il Sanatana-dharma

Come ho già detto, il dharma fa riferimento a quell’attività o funzione che non può essere cambiata. Il calore e la luce per esempio sono il dharma del fuoco; senza calore e senza luce il fuoco non ha significato. Il dharma dell’anima è servire Dio. Più precisamente questo è il nostro sanatana-dharma o la nostra eterna funzione indipendentemente da quale corpo abitiamo. Nella coscienza materiale perdiamo di vista il nostro naturale sanatana-dharma e c’impegniamo in attività non naturali in relazione al corpo. La nostra natura spirituale originale di anime si addormenta, sostituita temporaneamente da una natura deformata, quella dell’identificazione con il corpo, con le sue sofferenze e i suoi piaceri. Il sanatana-dharma si ravviva solo quando l’anima si colloca in prossimità dell’elemento spirituale, come Dio Stesso (per mezzo della preghiera, del canto, dell’adorazione della Divinità e via dicendo), come le Scritture e i puri devoti del Signore.
Per mezzo di questo contatto, la vera natura dell’anima si afferma di nuovo, come il ghiaccio che ritorna al suo stato naturale di liquido se esposto ai dolci raggi del sole. Questa è la spiritualità cosciente di Krsna, sia che ci si riferisca ad essa con il termine Vaisnavismo, come per millenni è stato fatto in India, sia con il suo nome più universale di sanatana-dharma.


Di Nuovo Kant

Che cosa direbbe Kant di tutto questo? Come cristiano apprezzava le prospettive teologiche e cercò di armonizzare la ragione con la fede in Dio. La grandezza di Kant però proviene da quello che egli chiamò “Imperativo Categorico”, o verità universali a cui si può dare un fondamento logico. È una specie di versione preliminare del sanatana-dharma. In aggiunta o come parte dell’Imperativo Categorico, egli voleva che i suoi lettori si ponessero la seguente domanda: “Potrei accettare un mondo in cui tutti si comportano come me?” Secondo Kant questa domanda dovrebbe guidare il nostro senso morale ed etico. In altre parole, se io agisco in modo errato, egoistico, il mio comportamento contrasta i diritti e le libertà degli altri. Nello stesso modo se agisco in modo disinteressato tenendo conto delle altre persone e del mondo naturale che mi circonda, ciò porta ad un bene maggiore; questo è nell’interesse superiore di tutti.
Come devoti di Krsna troviamo che l’ipotesi fondamentale di Kant costituisce un buon modo di ragionare: riconosciamo i benefici di una vita disinteressata in coscienza di Dio. Se le persone cantassero i nomi di Dio e si astenessero dal mangiare carne, dal sesso illecito, dagli intossicanti e dal gioco d’azzardo, il mondo sarebbe migliore. Se tutti accettassero i principi non settari della religione universale, sanatana-dharma, non ci sarebbero “noi e loro”, né guerre di religione né litigi basati sull’identificazione del corpo con il sé.
In generale il mondo materiale è il luogo dove le persone agiscono egoisticamente, concentrate sul loro piacere personale creando una situazione molto difficile. Un mondo in cui agiamo come goditori indipendenti, divorziati da Dio, diventa un luogo di rovina. Se lo scopo della vita è il piacere sfrenato il prossimo diventa qualcosa di cui servirsi, apprezzabile solo finché ci porta piacere.
La coscienza di Krsna afferma che il vero Imperativo Categorico è servire Dio. Sia che Lo serviamo in linea con il sanatana-dharma in un modo generale, onnicomprensivo, sia che c’impegniamo secondo le nostre predilezioni nel sistema del varnasrama, servire Dio è un dovere. È l’essenza del dharma, è il dovere più elevato. Sicuramente questa è una verità che Kant non negherebbe mai.

Satyaraja Dasa, discepolo di Srila Prabhupada, è un editore associato di BTG. Ha scritto più di venti libri sulla coscienza di Krsna e vive vicino a New York City.


Dharma: le Radici Vediche della Parola

LA PAROLA dharma è riconducibile al termine vedico rtam, da cui deriva la parola inglese right (nel senso di “giusto“). Dai Veda originali impariamo ad agire secondo le leggi universali e queste azioni sono considerate la cosa giusta da fare. Da rtam deriva anche la parola inglese ritual, che, se eseguito in modo appropriato, aveva il potere di portarci più vicini alla realtà ultima.
Le azioni considerate peccaminose dai Veda sono quelle contrarie al rtam. In sanscrito molte di esse cominciano con la lettera “m”. Per esempio, mangiare pesce (matsya), mangiare carne (mamsa), bere vino (madya), mangiare cereali non offerti (mudra) ed avere sesso non regolato (maithuna).
Secondo i saggi vedici la pratica errata di queste azioni che iniziano con “m” porta alla concezione materialistica della vita, che culmina con la morte. I saggi dell’antichità, che usano un simbolismo letterario, dicono che per coloro che sono dediti a questi comportamenti così sconvenienti, si potrebbe mettere una “m” davanti alla parola rtam, trasformandola in mrtam: morte. Chiaramente, i saggi vedici erano sostenitori del fare le cose nel modo giusto, ognuno secondo il proprio dharma.




Mirare al BERSAGLIO SUPREMO
La pura devozione per Krsna è il fine ultimo della vita spirituale e anche il mezzo per ottenerlo.
di Mohini Radha Devi Dasi

Che cosa vedi?” chiese il saggio Drona ai suoi giovani studenti uno dopo l’altro.
Il Mahabharata racconta un episodio in cui Dronacarya mise alla prova i suoi studenti, tra i quali erano compresi i cento figli di Gandhari e i cinque Pandava. Per valutare la loro maestria nelle abilità marziali, Dronacarya fissò un uccello di legno in cima ad un albero e chiese ad ogni principe di prepararsi ad abbatterlo. Mentre prendevano la mira, Dronacarya chiedeva loro di descrivere quello che vedevano.
La maggior parte dei principi descrisse quello che vedeva includendovi il giardino, l’albero, i fiori, il cielo, il ramo a cui era fissato l’uccello e l’uccello stesso. Il guru Dronacarya allora chiese loro di farsi da parte e ad Arjuna di venire avanti. Arjuna disse che vedeva solo l’occhio dell’uccello.
“Un guerriero dovrebbe vedere solo il suo bersaglio,” disse Drona ai suoi studenti.
Senza attendere che Arjuna scoccasse la freccia, Dronacarya si sentì soddisfatto non solo perché Arjuna era il suo studente preferito, ma anche perché sarebbe migliorato fino a diventare degno di essere chiamato il miglior arciere del mondo. Arjuna dimostrò la sua grandezza grazie soltanto ad un’appropriata concentrazione.
L’insegnamento di Dronacarya ha messo in risalto il giusto modo di affrontare un problema, un argomento che ha implicazioni più vaste. La particolare concentrazione di Arjuna lo mise in grado di acquisire grande maestria nel tiro con l’arco, come viene descritto in tutto il Mahabharata. Comunque, se letta metaforicamente, questa ferma concentrazione si può applicare alla coscienza di Krsna, in cui Krsna è il fine ultimo. Il servizio devozionale o bhakti-yoga porta il corpo, la mente e i sensi a concentrarsi esclusivamente su Krsna. Invece di lanciare frecce dirette ad un bersaglio d’argilla o di legno, la nostra pratica giornaliera ci educa a coltivare un’amorosa devozione per Krsna e a dirigere le nostre attività al Suo piacere.
Krsna nella Bhagavad-gita espone la scienza del bhakti-yoga ed anche il contesto della conversazione tra Krsna ed Arjuna è in linea con il tema di una ferma concentrazione. Arjuna è costretto a confrontarsi con tutti i suoi dubbi, sia spirituali (nella conversazione con Krsna) sia pratici (in termini della più ampia narrativa del Mahabharata) e a concentrarsi sul suo scopo e su come conseguirlo. Le domande rivolte a Krsna diventano progressivamente più dirette ad ottenere una comprensione e una realizzazione sempre più elevate.
La conversazione si svolge al centro del campo di battaglia, che può simboleggiare sfide fisiche ed emotive di varia natura. Arjuna è chiamato a superare l’attaccamento emotivo per il suo maestro, per il nonno e per i parenti che gli stanno di fronte dall’altra parte del campo di battaglia. Arjuna, ricevendo la conoscenza spirituale da Krsna, supera questi attaccamenti, vede la coscienza di Krsna come il vero scopo e s’impegna ad agire nel bhakti-yoga.
La situazione di Arjuna rappresenta simbolicamente lo stato dell’anima condizionata – costantemente coinvolta nella lotta con la natura materiale e tentata da ogni parte da varie attrazioni. Krsna gli dice di limitarsi a compiere il suo dovere per amore Suo, senza essere attaccato al risultato delle sue azioni.
Krsna ci chiede di fare lo stesso. L’essenza della vita devozionale è concentrarsi sul Signore, dedicando tutto al Suo piacere. La tendenza naturale dell’essere vivente è di amare ed essere amato, ma in generale questa propensione viene deviata verso oggetti di un temporaneo piacere dei sensi. Poiché gli esseri viventi sono parti del Signore Supremo, Krsna, conoscenza significa riconoscere questa eterna relazione ed agire con questa coscienza. Quando Krsna diventa il centro della nostra esistenza, si sviluppa il puro amore che culmina in una totale arresa a Lui. Krsna vuole la nostra resa e reciproca con noi in base al nostro grado di sottomissione. L’unica ragione per cui Si comporta così è dare la comprensione con cui tornare a Lui a “coloro che Mi servono sempre con devozione e amore.” (Bhagavad-gita 10.10)

Il Mezzo e lo Scopo

Pertanto possiamo comprendere che la coscienza di Krsna non è solo lo scopo ma anche il mezzo per ottenerlo: il costante ricordo di Krsna e il servizio dedicato a Lui e ai Suoi devoti purificano l’anima condizionata. L’anima perde attrazione per il mondo materiale temporaneo che la lega con le sue illusioni. Ricordando sempre Krsna, si può trascendere le reazioni karmiche e il ciclo eterno di nascita, morte, vecchiaia e malattia. Colui che raggiunge la dimora di Krsna, Goloka Vrndavana, non deve più ritornare nel dominio materiale.
Il servizio devozionale è anche il modo per ottenere risolutezza nel servizio devozionale. La pratica del servizio devozionale richiede attenzione e cura per evitare le offese, come il giardiniere che protegge le piantine che crescono togliendo le erbacce. Con una pratica regolare e attenta, il servizio devozionale dà origine ad un servizio devozionale migliore. Srila Prabhupada ha insegnato che cantare i nomi di Krsna contenuti nel maha-mantra Hare Krsna significa chiedere al Signore di essere impegnati nel servizio devozionale. Nella vita spirituale la pratica più elevata è essere l’umile servitore del servitore del Signore.
Il dizionario definisce la parola inglese goal come l’oggetto a cui sono diretti i nostri sforzi e le nostre ambizioni. Goal indica anche la destinazione di un viaggio e una definizione poco conosciuta lo lega alla pratica del tiro con l’arco come “punto a cui si mira”. Queste definizioni contengono l’essenza della coscienza di Krsna: Krsna (ivi compreso il Suo nome, la Sua forma, i Suoi divertimenti, la Sua parafernalia e i Suoi compagni) è il fine di tutte le attività: Krsna in effetti è il fine ultimo, e ciò significa che significa che Egli è lo scopo degli scopi. Se restiamo concentrati su di Lui, sicuramente Egli ci aiuta ad avvicinarci a Lui e ad ottenere la nostra posizione naturale: una pura relazione d’amore con Lui nel mondo spirituale sempre pieno di felicità.
Srila Prabhupada ha sottolineato l’importanza di mantenere Krsna in primo piano nella mente, che, come egli dice, può essere facilmente educata se fissa in Krsna. Egli paragona la mente cosciente di Krsna ad una fortezza protetta da un esperto generale. Se ci concentriamo su Krsna, Egli proteggerà la nostra mente da nemici come la lussuria, l’avidità e la collera e noi infine saliremo sulla piattaforma del puro servizio devozionale. Con un traguardo unico e fisso il percorso è chiaro e diretto. Questo è confermato nello Srimad-Bhagavatam (1.2.14) che ci consiglia di ascoltare e glorificare il Signore “con un’attenzione fissa solo in Lui”.
Un’attenzione fissa su un unico oggetto comporta che il corpo, la mente e le parole siano dirette allo stesso fine proprio come le note musicali devono essere eseguite nella stessa tonalità per produrre un suono armonioso. Srila Prabhupada afferma: “I devoti devono vivere una vita totalmente onesta da tutti i punti di vista, del corpo, della mente e delle parole. Questi semplici metodi permettono di portare la vita spirituale al suo livello più elevato.” (da Alla ricerca del fine ultimo della vita )
Krsna nella Bhagavad-gita (9.18) afferma che Egli è il fine ultimo: “Sono la meta il sostegno, il maestro, il testimone, la dimora, il rifugio e l’amico più caro.” Per ottenere la perfezione della vita spirituale è necessario conoscere il fine ultimo e concentrarsi per ottenerlo con la precisione con cui Arjuna prendeva la mira per le sue frecce.
Comunque, come Srila Prabhupada espone nella spiegazione a questo verso, dobbiamo prima conoscere la meta appropriata. “Gati indica la destinazione da raggiungere. Sebbene la gente lo ignori, il fine ultimo è Krsna e chi non conosce Krsna è sviato e compie solo falsi progressi parziali o perfino illusori, “che danno allucinazioni”.”
Se non sono guidate in modo opportuno le persone s’impegnano in molte attività insensate e malvagie, ma le Scritture e i leader spirituali ci indicano che il nostro vero svartha-gati, o scopo della ricerca interiore, è Krsna. Proprio come il giovane Arjuna riconobbe giustamente l’occhio dell’uccello come suo bersaglio ignorando ogni altra cosa, così noi dobbiamo conoscere il nostro fine ultimo e il modo di raggiungerlo.

Il Fine della Meditazione, della Conoscenza e dell’azione

La Bhagavad-gita afferma che Krsna è il fine di tutti i percorsi spirituali anche se essi possono essere incompleti o indiretti. Il Suo aspetto localizzato di Paramatma (Anima Suprema) è lo scopo del dhyana-yoga (meditazione); la conoscenza della Sua supremazia è la realizzazione definitiva del jnana-yoga (conoscenza); e l’offerta dei frutti delle proprie attività è lo scopo definitivo del karma-yoga (azione in coscienza di Krsna). Tuttavia, nonostante questi differenti percorsi che portano a Lui, la vera conoscenza di Krsna è estremamente rara: “Tra migliaia di uomini forse uno cercherà la perfezione e tra coloro che la raggiungono, raro è colui che Mi conosce veramente” (Bg. 7.3)
Gli yoga della meditazione, della conoscenza e dell’azione raggiungono la loro perfezione nel bhakti-yoga o servizio devozionale. A proposito della conoscenza spirituale, per esempio, Krsna dice: “Soltanto con il servizio devozionale è possibile conoscere Me, il Signore Supremo, così come sono. E quando si diventa pienamente coscienti di Me grazie a questa devozione, si può entrare nel regno di Dio.” (Bg. 18.55) Il servizio devozionale ci offre l’unico percorso diretto verso Krsna, come un ascensore che sale direttamente all’ultimo piano di un edificio evitando tutte le fermate intermedie. La bhakti è la chiave per poter avere successo nell’ottenere il fine ultimo. Krsna la chiama “la via imperitura” e coloro che la seguono sono “molto, molto cari” a Lui. (Bg. 12.20)

Il Percorso per Questa Era

Sri Caitanya Mahaprabhu, che è Krsna nella forma del Suo devoto, raccomanda il canto del maha-mantra Hare Krsna come unico percorso di liberazione nel Kali-yuga, l’attuale era di discordia e d’ipocrisia. I nomi di Krsna sono uguali a Lui. Perciò cantare con molta attenzione avendo cura d’evitare nama-aparadha (offese al santo nome), è la chiave per allontanare i desideri materiali e simultaneamente coltivare quelli spirituali. Qualsiasi siano le circostanze esterne, ognuno può cantare e il canto è un metodo sicuro per progredire spiritualmente lungo il cammino verso il fine ultimo.
I canti devozionali del devoto del sedicesimo secolo Srila Narottama Dasa Thakura sottolineano in modo esclusivo la devozione per Krsna. Egli canta: “Cantando ‘O Krsna! O Krsna!’ Vagherò in estasi, non pensando a nient’altro che a Te. Radha-Krsna sono il mio scopo nella vita e nella morte e i maestri, i padroni del mio respiro.” In un altro canto egli afferma che la vita di una persona è sprecata se non trae vantaggio dal metodo spirituale che Krsna dà per ritornare da Lui. “O Sri Hari, Sri Hari, ho sprecato la mia vita. Sebbene abbia ottenuto una nascita umana, ho rifiutato di adorare Radha e Krsna e in questo modo ho consapevolmente bevuto del veleno.”
Narottama mette in guardia contro il pericolo di sprecare la preziosa forma umana senza perseguire il fine ultimo. Tra le 8.400.000 specie di vita solo la forma umana dà l’opportunità di fare progresso spirituale. Come lo Srimad-Bhagavatam afferma, jivasya tattva-jijnasa: lo scopo della vita è fare domande sulla Verità Assoluta, Krsna. Il risultato delle domande sulla Verità Assoluta è l’impegno nel servizio devozionale al Signore. Indipendentemente da come una persona si guadagna temporaneamente da vivere, l’unica vera ed eterna occupazione di una persona cosciente di Krsna è il servizio devozionale. Questa è infatti la posizione costituzionale di tutti gli esseri viventi.
Nello stesso modo in cui sfregare un fiammifero fa uscire la sua qualità latente di fuoco, così il servizio devozionale sviluppa le qualità devozionali che sono necessarie al puro amore per Dio. La Caitanya-caritamrta elenca ventisei qualità di un devoto ed una di queste è sthira, essere fissi nel servizio devozionale. Questo è un altro modo per descrivere “un’attenzione diretta solo ad un punto”. Anche affrontando difficoltà estreme, un devoto fisso nel servizio devozionale non può essere turbato.


Come il Gange Che Scorre Verso il Mare

Le preghiere della regina Kunti, la madre dei cinque Pandava, sono un eccellente esempio di pura devozione. Ella ricorda che la sua famiglia aveva superato più volte ostacoli apparentemente insormontabili. Con purezza prega Krsna e chiede perfino di sperimentare di nuovo le disgrazie in modo da poterLo ricordare costantemente. Krsna è l’unico rifugio per i Suoi devoti. La Regina Kunti in definitiva chiede che la sua mente sia fissa esclusivamente su di Lui, come l’acqua del Gange scorre verso l’oceano senza ostacoli.
Vera fermezza significa che indipendentemente dalle situazioni esterne, il devoto non oscilla nell’eseguire il servizio devozionale. La Bhagavad-gita presenta l’immagine di una candela in un luogo senza vento per illustrare la serenità di una tranquilla mente cosciente di Krsna e Krsna ritiene che colui la cui mente è fissa sulla Sua forma personale sia “il più perfetto”. (Bg. 12.2)
Krsna è conosciuto come Adhoksaja, “la Trascendenza Suprema”, e pertanto non può essere raggiunto e nemmeno compreso con i sensi materiali. Krsna non può essere visto nemmeno con i più avanzati tentativi tecnologici, ma ad una persona qualificata Egli rivela Se Stesso. Le pratiche della coscienza di Krsna – come l’ascolto, il canto e il ricordo – aiutano a spiritualizzare i sensi ed educano la mente a restare fissa su Krsna. I devoti che fissano la loro mente esclusivamente su Krsna attraggono la Sua attenzione e “senza dubbio, vivono sempre in Me” (Bg. 12.8)


Il Ruolo del Guru

Si può ottenere questa perfetta concentrazione solo per la misericordia del maestro spirituale, che dà istruzioni spirituali per aiutare il discepolo a progredire sul sentiero della pura devozione. Una ferma fede nel maestro spirituale è essenziale per ottenere lo scopo finale, Krsna. Soddisfacendo il maestro spirituale, il rappresentante di Krsna, si soddisfa Krsna. Come Visvanatha Cakravarti Thakura insegna nel Gurvastakam: “Per la misericordia del maestro spirituale si riceve la benedizione di Krsna. Senza la grazia del maestro spirituale non si può fare alcun avanzamento.
Perciò soddisfare il maestro spirituale è essenziale per raggiungere il fine ultimo. Colui che offende il maestro spirituale perderà la sua rotta fissa diventando come una barca senza capitano. Il maestro spirituale viene paragonato al capitano della nave con cui il discepolo attraversa l’oceano della sofferenza materiale. Senza un capitano che faccia navigare la nave sulla rotta opportuna si resta senza direzione, non si può restare fissi nel servizio devozionale e raggiungere il fine ultimo. Aiutando il discepolo a restare fisso sul percorso del servizio devozionale, il maestro spirituale conduce il discepolo a casa da Dio.
Krsna ci ha dato il libero arbitrio ed ci dà l’opportunità di ritornare alla nostra posizione costituzionale originale, liberi dall’illusione e dalla sofferenza. Egli risiede nel nostro cuore ed aspetta che torniamo da Lui. Utilizzando il rifugio offerto dal Movimento Hare Krsna, ricordiamoci della precisione delle frecce di Arjuna e usiamo a nostro vantaggio l’opportunità di dirigere i nostri sforzi devozionali verso fine ultimo.

Mohini Radha Devi Dasi si è laureata in Letteratura inglese presso la Columbia University, È discepola di sua santità Gopala Krsna Goswami ed è moglie di Narada Rsi Dasa. Vive con suo marito nell’Hare Krsna Land a Mumbai in India, dove offrono servizio nel tempio. Ella insegna alla Bhaktivedanta Mission School.

DAL DIRETTORE

Trovare un Guru
AI VOLONTARI CHE RISPONDONO IN DIRETTA su Krsna.com viene spesso chiesto: “Come posso fare a trovare un guru nell’ISKCON?” Non è facile rispondere a questa domanda.
Però è una buona domanda. Srila Prabhupada ha più volte messo in evidenza la necessità di trovare un maestro spirituale. In un certo senso Prabhupada è ‘de facto’ il maestro spirituale di chiunque segua i suoi insegnamenti. Tuttavia la nostra tradizione sostiene con forza che chiunque è seriamente impegnato nel percorso spirituale deve avvicinare un guru qualificato e chiedergli l’iniziazione. Se il guru accetta, tra i due si stabilisce una specie di contratto: il discepolo accetta di seguire le istruzioni del guru e il guru s’impegna a guidare il discepolo verso la meta del puro amore per Dio.
Parlando di contratto non intendo suggerire l’idea che la relazione guru-discepolo sia uno scambio impersonale di doveri. E’ una relazione spirituale d’amore, di fiducia e di rispetto. Il guru non sta semplicemente svolgendo un ruolo rituale ma, come diretto rappresentante di Krsna, è il migliore amico del discepolo.
A proposito del trovare un guru, lasciate che prima chiarisca un malinteso. Molte persone pensano che trovare un guru nell’ISKCON significhi scegliere in una lista di nomi. E’ vero che l’organo di governo dell’ISKCON (GBC) tiene una lista di devoti autorizzati ad accettare discepoli, ma questa lista non è chiusa. Tutti i devoti dell’ISKCON sono potenziali maestri spirituali, purché ne abbiano le caratteristiche spirituali. (Secondo l’etichetta, in genere un discepolo evita di dare l’iniziazione quando il suo maestro spirituale è vivente.)
Un aspirante discepolo dovrebbe avere una relazione vera con il futuro guru. Come qualsiasi altra relazione, anche questa in qualche modo deve svilupparsi. Il futuro guru di norma dovrebbe guidare il futuro discepolo. Quando entrambi sono convinti che la vera relazione tra guru e discepolo si è realizzata, allora l’iniziazione è opportuna.
Tutto ciò comporta che se io cerco un guru, devo realizzare un contatto regolare con qualcuno più avanzato di me nella coscienza di Krsna. In effetti, a volte si dice che non siamo noi a trovare il guru; è il guru che trova noi o più precisamente quando siamo pronti per incontrare un guru, Krsna ce ne manda uno.
Ovviamente incontrare il proprio guru è molto più facile se si vive in compagnia dei devoti, in particolare in una comunità ISKCON o vicino ad essa. Consapevoli dell’importanza di una compagnia cosciente di Krsna, molti devoti hanno cambiato la loro vita trasferendosi nelle vicinanze di un tempio. Una persona seriamente impegnata nel percorso spirituale deve prendere in considerazione questa opzione. Se essa non è plausibile, allora si devono cercare altri modi per frequentare i devoti, programmando visite regolari al tempio più vicino o invitando nella propria casa predicatori viaggianti. Nelle località dove non ci sono templi ISKCON, alcuni gruppi di devoti a volte s’incontrano con regolarità e finanziano le visite di devoti più anziani. Una volta che il contatto è stabilito, le relazioni possono svilupparsi per corrispondenza.
Sarà difficile trovare un guru ISKCON senza la compagnia diretta dei i devoti ISKCON – ma non impossibile. Sono sempre più numerosi i devoti anziani che scrivono libri e ci sono lezioni registrate disponibili a coloro che vogliono fare qualche sforzo per trovarle. Se vi sentite ispirati dai libri o dalle lezioni di un devoto potete chiedergli di guidarvi personalmente a livello spirituale e vedere come si sviluppa la relazione.
Per usare una parola che forse è troppo usata, la chiave è la sincerità. Se desiderate sinceramente un guru, Krsna vi aiuterà. Basta che nell’intimo del vostro cuore siate desiderosi di seguire il Suo insegnamento. – Nagaraja Dasa


LIBRO DI MEDITAZIONE SU Sua Divina Grazia
A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-Acarya Dell’associazione Internazionale Per La Coscienza Di Krishna



È con immensa gioia che la Bhaktivedanta Book Trust presenta a tutti i devoti un libro di meditazione su Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Si tratta di una selezione di immagini storiche, molte delle quali inedite, presentate per la prima volta in un’edizione d’arte di grande formato.
È un’opportunità per consentire a tutti di avvicinarsi a Srila Prabhupada e sviluppare un sentimento di amore e devozione.

Caratteristiche dell’opera:

Grande formato: 39,5 x 31,5 cm.
Copertina e cofanetto in seta.
192 pagine su carta avorio.
178 fotografie restaurate a colori e in bianco e nero, che mostrano momenti storici e indimenticabili di Srila Prabhupada con i devoti e la sua predica in tutto il mondo.

Il libro è disponibile presso:
BBT Italia srl, strada Bonazza, 11
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)
telefono: 0558076414
fax: 0558076630
mail: nimaipandit@bbtitalia.com

Vi preghiamo di non perdere questa opportunità unica di avere il darsana di Srila Prabhupada, mitigando in questo modo la tristezza della separazione da lui, nel trentesimo anniversario della sua scomparsa.